L'Arci condivide e sostiene le ragioni che hanno indotto la Cgil a convocare lo sciopero generale il prossimo 6 maggio. Ragioni che vanno ben oltre l'ambito delle sacrosante rivendicazioni dei lavoratori e riguardano il futuro di tutti i cittadini e della nostra democrazia.
La crisi sta producendo effetti pesanti sulle condizioni materiali di vita delle persone: crescono le disuguaglianze, la povertà e il disagio di larga parte del paese; la disoccupazione giovanile tocca livelli ormai insostenibili, di vera emergenza. Urge una seria politica di redistribuzione delle risorse e il rafforzamento del sistema di welfare con adeguate misure a sostegno delle fasce più deboli.
Ma il governo continua a negare la gravità della situazione mentre scarica il costo della crisi su lavoratori, giovani, pensionati. Taglia la spesa in tutti i settori del welfare, riduce i fondi per la scuola e la cultura, toglie risorse a Regioni e Comuni privando milioni di famiglie dei servizi essenziali. E' intollerabile che si chiedano ancora sacrifici a chi ha poco mentre non si fa niente per recuperare risorse dagli evasori e non si toccano rendite e grandi patrimoni.
E' scandalosa l'assenza di una strategia di uscita dalla crisi da parte di un governo che si ostina a non vedere gli errori di una politica che ha favorito gli speculatori a danno dell'economia produttiva, che ha perseguito la competitività del Paese sulla pelle dei lavoratori.
Serve un radicale cambio di rotta. E' necessario puntare sulla riconversione ecologica dell'economia e delle politiche energetiche, investire su ricerca e formazione, sull'economia sociale e la valorizzazione dei beni comuni. Per questo saremo in piazza insieme alla Cgil, contro le scelte di chi sta svendendo il futuro del paese, per rimettere al centro dell'agenda il lavoro e i diritti, i valori della democrazia e della coesione sociale.