Amnesty International ha diffuso oggi un duro rapporto sull'uso delle leggi d'emergenza in Egitto durante il regime dell'ex presidente egiziano Hosni Mubarak, sollecitando l'immediato avvio di un'inchiesta indipendente sui crimini commessi per decenni del Servizio investigazioni della sicurezza di stato (Ssi), le forze di sicurezza egiziane.
 
"Sotto la copertura dello stato d'emergenza, alle forze di sicurezza del presidente Mubarak è stato consentito per anni di commettere gravi violazioni dei diritti umani senza timore di essere sottoposte a controlli o a punizioni" - si legge nel rapporto. "Questo è un momento decisivo per il cambiamento, un momento che richiede azioni concrete per chiamare a rispondere del loro operato gli autori di quelle violazioni. Gli egiziani devono vedere che ci sarà giustizia per gli abusi del passato".
 
Amnesty International ha dichiarato di essere pronta a mettere a disposizione delle autorità del Cairo il suo archivio di rapporti sulle violazioni dei diritti umani, per assisterle nelle indagini.
 
Il 15 marzo, dopo una serie di proteste di massa, il ministero dell'Interno ha annunciato lo scioglimento dell'Ssi e l'istituzione di una nuova struttura nazionale per la sicurezza. Non è stata data alcuna informazione su cosa accadrà ai funzionari dell'Ssi, se vi saranno indagini nei loro confronti e se sarà previsto un meccanismo di valutazione per la loro eventuale integrazione nel nuovo servizio.
 
Amnesty International ha inoltre chiesto l'immediata fine dello stato d'emergenza, in vigore da 30 anni, e di tutte le disposizioni della Legge sullo stato d'emergenza.

Nelle ultime settimane, Amnesty International ha denunciato il continuo ricorso alla tortura e alle detenzioni arbitrarie, la celebrazione di processi nei confronti di civili presso tribunali militari e la repressione della libertà d'espressione da parte delle autorità.
 
Dopo il violento sgombero di piazza Tahrir in occasione della manifestazione del 9 marzo, le donne arrestate hanno denunciato che i soldati le hanno picchiate, torturate con la corrente elettrica, sottoposte a perquisizioni corporali, costrette a fare un "test di verginità" e minacciate di essere imputate del reato di prostituzione.
 
"Possono essere cambiate le uniformi, ma vediamo perpetuarsi lo stesso modello di violazioni dei diritti umani. Accertare le responsabilità per i crimini del passato è essenziale per rendere chiaro che d'ora in avanti non saranno più tollerati" - ha sottolineato Amnesty International.

I funzionari dell'Ssi erano soliti ricorrere alla detenzione amministrativa per imprigionare chi criticava le autorità, gli attivisti per i diritti umani e sospetti criminali per tutto il tempo che volevano e senza l'intento di portarli di fronte a un giudice.
 
Le autorità egiziane non hanno mai reso noto quante persone siano state sottoposte a periodi di detenzione amministrativa, ma le organizzazioni nazionali e internazionali per i diritti umani ritengono che negli ultimi anni del regime di Mubarak siano state tra le 6000 e le 10.000.
 
In centinaia di casi esaminati da Amnesty International, i detenuti non venivano mai informati delle ragioni del loro arresto, nella maggior parte dei casi non avevano contatti col mondo esterno ed erano privati di assistenza legale e, in alcuni casi, risultavano scomparsi per mesi.

La tortura era praticata abitualmente, attraverso scariche elettriche, pestaggi, sospensioni, frustate e privazione del sonno.
 
Mohamed Abu Essaoud Ismail è una delle persone che hanno trascorso in detenzione amministrativa fino a 20 anni. Arrestato nel 1991 per la sua presunta appartenenza a Gamaa al-Islamiya, all'epoca un gruppo armato islamista, se ne persero le tracce fino al 1998. Torturato e privato di cure mediche adeguate, è stato rilasciato solo quest'anno a febbraio, dopo la caduta del presidente Mubarak.  

Nel maggio 2010 le autorità egiziane dichiararono che la detenzione amministrativa sarebbe stata usata solo per prevenire il terrorismo o i crimini legati alla droga e che sarebbero state apportate alcune limitazioni alla Legge sullo stato d'emergenza. In realtà, i poteri d'emergenza hanno continuato a essere usati per reprimere la libertà d'espressione e di manifestazione e i gruppi pacifici di opposizione politica.
 
Ad esempio, l'attivista per i diritti umani Musaad Abu Fagr è stato rilasciato nel luglio 2010 dopo due anni e mezzo di detenzione amministrativa e nonostante per 21 volte i tribunali avessero disposto la sua scarcerazione.
 
Dopo la caduta del presidente Mubarak, il 12 marzo il nuovo ministro dell'Interno ha reso noto che da febbraio erano state rilasciate 1659 persone sottoposte a detenzione amministrativa. Non è stato comunicato, tuttavia, il numero di coloro che sono rimasti in carcere.

Amnesty International ha sollecitato una riparazione, che includa anche un risarcimento economico, per le persone sottoposte a detenzione amministrativa e ha chiesto garanzie di profonde riforme. 
 
"Le autorità non possono pretendere di mettere il passato sotto il tappeto senza venire incontro ai bisogni delle vittime di anni di brutale repressione. Hanno l'obbligo di dir loro perché sono state perseguitate e chi è stato responsabile dell'incubo che hanno trascorso" - si legge nel rapporto di Amnesty International.

Ulteriori informazioni
 
Il rapporto diffuso oggi si basa su tre missioni svolte in Egitto da Amnesty International tra gennaio e febbraio del 2009, tra febbraio e marzo del 2010 e tra novembre e dicembre dello stesso anno. Una delegazione dell'organizzazione per i diritti umani è stata presente in Egitto anche tra gennaio e marzo 2011.

Il rapporto si basa su colloqui con avvocati, attivisti per i diritti umani, esperti e giornalisti che si sono occupati delle violazioni collegate alla detenzione amministrativa, nonché su interviste e incontri con ex detenuti e parenti di detenuti.
 
La Legge sullo stato d'emergenza ha conferito alle forze di sicurezza poteri arbitrari, sospeso alcuni diritti costituzionali, consentito la creazione di tribunali speciali, circoscritto le attività dell'opposizione politica, limitato le manifestazioni, messo la sordina alle organizzazioni della società civile e legalizzato la censura. 
 
La detenzione amministrativa è regolata dall'articolo 3.1 della Legge sullo stato d'emergenza, che conferisce al presidente o ai suoi subordinati poteri di arresto e detenzione di chiunque le autorità giudichino "pericoloso per la sicurezza e l'ordine pubblico".

 

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