Nelle campagne quasi un occupato su dieci è immigrato per un totale di ben 106.058 lavoratori stranieri impegnati a garantire l'approvvigionamento alimentare sulle tavole degli italiani. E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti che evidenzia come questi lavoratori siano divenuti indispensabili per l'agricoltura Made in Italy. Gli immigrati sono impegnati soprattutto nello svolgimento della generalità delle lavorazioni stagionali e per le grandi campagne di raccolta delle principali produzioni Made in Italy: dalla frutta alla verdura, dai fiori al vino, ma anche negli allevamenti. A prevalere per la natura del lavoro in campagna è - sottolinea la Coldiretti - l'occupazione stagionale, a partire dal periodo primaverile per le operazioni di preparazione dei terreni fino all'autunno con la vendemmia. Sono molti i "distretti agricoli" dove i lavoratori immigrati sono una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale come nel caso - aggiunge la Coldiretti - della raccolta delle fragole nel Veronese, della preparazione delle barbatelle in Friuli, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell'uva in Piemonte fino agli allevamenti in Lombardia dove a svolgere l'attività di "bergamini" sono soprattutto gli indiani, mentre i macedoni sono coinvolti principalmente nella pastorizia. La presenza di lavoratori immigrati - conclude la Coldiretti - è divenuta indispensabile per le produzioni di qualità: dagli allevamenti dei bovini di razza piemontese a quelli delle vacche per il Parmigiano Reggiano dove quasi un lavoratore su tre è indiano ma i lavoratori extracomunitari sono diventati decisivi nella raccolta delle mele della Val di Non, produzione del prosciutto di Parma, della mozzarella di Bufala o nella raccolta delle uve destinate al prosecco nel cui distretto si contano immigrati di ben 53 diverse nazionalità.