«Non è più accettabile che la comunità internazionale assista impotente all'ennesima tragedia annunciata. Occorre aprire dei corridoi umanitari per far arrivare in sicurezza queste persone disperate che rischiano la vita attraversando il mare su imbarcazioni di fortuna».

Lo afferma il responsabile immigrazione delle Acli, Antonio Russo, di fronte alla notizia del naufragio - al largo di Lampedusa - di un barcone con più di 300 persone a bordo, che trasportava soprattutto eritrei e somali, tra cui donne e bambini, la maggior parte dei quali scomparsi in mare.

«E' urgente organizzare nelle acque del Mediterraneo un presidio navale a scopi umanitari - spiega Russo - ed aprire tra la Libia e la Tunisia, dove sono ancora almeno 5000 i rifugiati subsahariani, una zona di protezione e di garanzia del diritto internazionale, attrezzando tendopoli, facendo arrivare le organizzazioni umanitarie, aiutando a raggiungere l'Europa coloro che possono aver diritto all'asilo o alla protezione umanitaria».

«Quella che abbiamo davanti agli occhi è una grave emergenza umanitaria che coinvolge l'intero Mediterraneo. L'Unione europea e i paesi membri non possono continuare a far finta che il problema non esista o riguardi solamente l'Italia. Si trovano più ?volenterosi' a bombardare che non a farsi carico del destino dei profughi». 

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