A fronte di un aumento generale degli aiuti allosviluppo, sono diminuiti gli aiuti europei per la salute e l'Italia è latitante su lotta ad Aids, tubercolosi e malaria. I dati del report di Azione per la salute globale invista del Forum di Busan 6 aprile 2011 - Come evidenziato dai dati che l'OCSE/DAC sta diffondendo, nel 2010 l'Aiuto pubblico allo sviluppo dei 15 Paesi europei membri del DAC è salito a 70,2 miliardi di dollari, con un aumento del 6,7%, e rappresenta il 54% del totale degli aiuti erogati dal DAC. In questo quadro, l'Italia ha registrato una performance negativa con una diminuzione dei finanziamenti per lo sviluppo dell' 1.5% rispetto al 2009, "annus horribilis" per la cooperazione italiana che aveva visto una caduta degli aiuti addirittura del 31,4%. In sostanza, si tratta di una contrazione che sfiora il 35% in due anni. Il trend negativo delnostro Paese è confermato anche dal nuovo rapporto di Azione per la salute globale che sottolinea come negli ultimi vent'anni, anche se gli aiuti mondiali per la salute sono aumentati, i donatori europei contribuiscono meno in proporzione rispetto agli altri donatori internazionali e le risorse raccolte sono ancora insufficienti.
Per quanto riguarda l'Italia, "nel 2009 i drastici tagli al budget degli aiuti hanno fatto scendere il Paese al penultimo posto fra i 23 paesi donatori del Dac. Anche gli aiuti per la salute sono scesi allo 0,017% del Pil, un valore cinque volte inferiore a quello 0,1% raccomandato dall'Organizzazione mondiale della sanità - dichiara Marco Simonelli, Hiv/Aids and health programmer di ActionAid - e le previsioni per il futuro sono peggiori, considerando che l'Italia non ha pagato il contributo 2009 e 2010 al Fondo Globale per la Lottacontro l'Aids, la tubercolosi e la malaria e non ha preso un impegno per il 2011-2013".
La mancanza di risorsenon è l'unica sfida da affrontare. Scarso coinvolgimento della società civile, gestione impropria degli investimenti e insufficiente coordinamento fra i paesi donatori che si rivela ancora poco incisivo sulla qualità degli aiuti sono tra i nodi da risolvere per vincere la sfida del diritto alla salute nel Sud del mondo. Sono questi i temi delquinto rapporto su "L'efficacia degli aiuti per la salute"realizzato da Azione per la salute globale in vista del 4° Forum di alto livello sull'efficacia degli aiuti per la salute che si terrà a Busan, in Corea del Sud, dal 29 novembre al 1° dicembre 2011.
In Italia, il rapporto viene presentato oggi, alla vigilia della Giornata mondiale della salute, da AIDOS e CESTAS insieme ad ActionAid ed è disponibile su http://www.actionforglobalhealth.eu/index.php?id=301. Azione per la salute globale (Afgh) è una rete europea di organizzazioni non governative presente in Italia, Francia, Germania, Regno Unito e Spagna e chiede che l'Europa aumenti i fondi per la salute globale e assicuri una politica di aiuti stabili e capaci di rafforzare i sistemi sanitari del Sud del mondo.
Il rapporto, costruito sulla base di ricerche dicampo condotte in El Salvador, Mozambico, Tanzania e Uganda e sugli esiti di un forum online, offre un contributo di conoscenza nella corsa verso il raggiungimento entro il2015 degli Obiettivi di sviluppo del Millennio per la salute: accesso universale ai servizi per la salute riproduttiva, riduzione della mortalità materna e infantile, lotta all'Hiv/Aids e alle pandemie.
Sono in gioco diritti umani fondamentali, in particolare delle donne, soggetti attivi dello sviluppo spesso dimenticati dalla politica. Come evidenzia Daniela Colombo, Presidente di AIDOS,partner di Afgh, "solo riconoscendo i diritti delle donne e il loro ruolo nello sviluppo economico e sociale, gli aiuti possono avere un impatto. È tempo che l'agenda dell'efficacia degli aiuti integri un approccio di genere nelle politiche per la salute e promuova azioni specifiche per l'empowerment delle donne". Stando al rapporto, il coordinamentointernazionale degli aiuti provenienti dai Paesi occidentali non ha ancora avuto un impatto positivo sui sistemi sanitari: secondo Uber Alberti, presidente di Cestas, ong partner di Afgh, "non c'è una soluzione uguale per tutti; è necessario invece prevedere un mix di meccanismi di finanziamento, differenziati in base alle esigenze, ai contesti e alle politiche sanitarie di ciascun Paese destinatario degli aiuti".
Altri ostacoli riguardano il mancatocoinvolgimento della società civile - parlamenti,associazioni, organizzazioni, gruppi di donne - nei processi decisionali sulle politiche sanitarie dei Paesi destinatari degliaiuti. Inoltre, la "gestione orientata ai risultati", un metodo di investimento nato per affrontare i problemi sanitari mettendo al primo posto i destinatari dei servizi, viene spesso interpretata comeun metodo per condizionare l'erogazione dei fondi al raggiungimento di risultati predeterminati, che spesso sono estranei alla reale situazione del paese.