Parla davanti a un Auditorium del Palazzo dei Congressi di Firenze stipato, millecinquecento volti di ogni età attirati da uno dei due momenti di incontro con esponenti della politica previsti dal programma del Meeting - l'unico, in effetti, dato il forzato forfait del ministro Maroni, trattenuto dall'emergenza migranti.

Parla sforzandosi di non essere (troppo) uomo di parte, Walter Veltroni, attingendo alla sua storia di sindaco, di attento osservatore dei fenomeni culturali e di politico da sempre sensibile ai giovani. Come quei cento studenti romani che nel 2005 aveva accompagnato in Ruanda per incontrare i coetanei protagonisti del processo di riconciliazione nazionale post-genocidio.

In quella delegazione era presente anche colui che oggi gli sta a fianco sul palco in qualità di presidente del Comitato Italiano per l'UNICEF, Vincenzo Spadafora, che con lui rievoca quell'esperienza nell'attesa che arrivi Aldo Cazzullo, il giornalista del Corriere della Sera e autore del più attuale best seller sulla politica nostrana, "Viva l'Italia", chiamato a intervistare Veltroni per il Meeting.

Dalle considerazioni di carattere generale ("Tutti i politici affermano di battersi per i giovani, ma questa Italia non è un paese per giovani, e tantomeno per bambini") all'attualità il passo è breve.

Di fronte alla tragedia del conflitto che sconvolge la Libia non è accettabile parlare di "tsunami umano" come fa Berlusconi, afferma l'esponente PD.
« A queste persone va innanzitutto riconosciuta la dignità di esseri umani. Con un permesso temporaneo, l'assistenza di base e un alloggio ».

La cosa  più disumana che si possa fare a queste persone è negare loro la speranza, quella stessa dote di cui è ricca l'Africa ma che sembra essersi smarrita nel nostro paese, incupito e frammentato dall'egoismo, ribadisce Veltroni.  «Le pari opportunità non sono solo questioni da adulti, riguardano anche i bambini. Quali opportunità diamo ai bambini che approdano sulle nostre sponde a bordo di barconi?»

E ci sono parole critiche anche per il pacifismo italiano, pronto a scendere in massa in piazza per l'Iraq ma freddo rispetto alla questione libica e in larga parte ostile all'intervento ONU. «Siamo ancora intrappolati nella visione schematica e ideologica del Novecento, che impedisce di affrontare le nuove e complesse crisi del mondo. Chi oggi dice che non si doveva intervenire in Libia dimentica che il non intervento è appunto quello che è avvenuto in Ruanda nel 1994: l'Occidente ha lasciato fare, il risultato sono stati 800mila adulti e bambini massacrati a colpi di machete.».

Incalzato dalle domande di Cazzullo, Veltroni si pronuncia sui temi più attuali: lo sfascio della scuola pubblica, il razzismo dilagante, la miope riduzione degli investimenti nella ricerca scientifica ("le uniche buone notizie di questi ultimi tempi ci vengono dalla scienza, ad esempio le tecnologie sull'uso delle energie rinnovabili, altro che nucleare!"), ma c'è un argomento che scuote il tono moderato delle sue risposte.

 «Intollerabile è quello cui abbiamo assistito nelle ultime 48 ore in Parlamento, un esempio vergognoso per le giovani generazioni. Trovo inspiegabile tanta aggressività e volgarità per l'istituzione parlamentare, verso la quale io ho sempre nutrito un rispetto sacrale. E' ora che si superi questa impasse della nostra politica, tutta rivolta contro l'altra parte, senza più avere di mira l'interesse comune.

Un nuovo concetto di comunità, dove alla paura si sostituisca la speranza, "sentire come nostri" i problemi e le ferite degli altri abitanti del pianeta, è la sola via di uscita per il Paese, che nell'apertura al mondo può ritrovare il senso di sé e la sua dignità sullo scenario internazionale.

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