Dopo l'ennesima riunione con Enti Locali e Regioni, il Governo annuncia un nuovo viaggio di Berlusconi in Tunisia, a riprova che ancora non hanno nessun accordo in mano. E' sempre più evidente lo stato confusionale in cui versa il governo di fronte all'emergenza accoglienza che sta diventando sempre più un'emergenza democratica.
La situazione di Lampedusa è ancora esplosiva e tante piccole Lampedusa si stanno costruendo in giro per l'Italia, con l'effetto di diffondere nel paese paura e tensione. Le persone vengono trasferite senza che alcun provvedimento sia stato preso a loro carico e senza informarle della loro destinazione. Tenere nell'incertezza sul loro futuro migliaia di persone è un atteggiamento irresponsabile e lesivo dei più elementari diritti umani.
Nei luoghi individuati per "accogliere" i giovani tunisini, come era logico aspettarsi vista l'assenza di coordinamento con regioni ed enti locali, cresce l'insofferenza delle comunità locali, che rischia di degenerare in episodi di intolleranza.
I nuovi campi di detenzione istituiti al di fuori di qualsiasi previsione di legge, con il conseguente trattenimento illegittimo delle persone detenute, evidenziano l'incapacità di trovare soluzioni concrete e di buon senso al problema, se non cedendo alle pulsioni xenofobe della componente leghista della maggioranza. Non possiamo riconoscerci in un paese che garantisce impunità ai potenti e nessuna certezza del diritto per gli ultimi.
Noi continuiamo a sostenere che ci sono soluzioni possibili per far fronte all'afflusso straordinario di persone dal nord Africa. Anzitutto la protezione temporanea, prevista dal TU sull'immigrazione e dalla Direttiva Europea n.55 del 2001. E poi un piano di accoglienza diffusa, per piccoli gruppi, sul territorio, con un ruolo centrale degli enti locali e delle regioni e con la collaborazione delle organizzazioni sociali, affidandone il coordinamento al sistema SPRAR. Questa accoglienza consentirebbe, con le disposizioni previste dalla direttiva europea, una ripartizione di responsabilità con gli altri Paesi dell'UE, e un impatto sociale positivo sul territorio, nonché costi molto più bassi.
Per questo l'ARCI intende attivare la sua rete di più di 5000 circoli territoriali perché collaborino con i rispettivi enti locali nella promozione di forme di accoglienza diffuse, correttamente inserite nel contesto locale. Non ci limitiamo a denunciare le conseguenze tragiche delle scelte del governo, avanziamo proposte concrete con cui aprire un dialogo con enti locali e regioni.