ROMA - "Una giungla di servizi e residenze, dove sul concetto di adeguatezza prevale la carenza di trasparenza e regolamentazione". E' quanto denuncia la prima ricerca nazionale Auser sulle case di riposo presentata a Roma. Oggetto d'indagine il sistema delle residenze sanitarie assistenziali (Rsa, che assistono in modo particolare ma non solo anziani non autosufficienti) e delle residenze assistenziali (Ra, che invece ospitano soprattutto utenti autosufficienti e con una lieve non autosufficienza), le cosiddette case di riposo. Una ricerca che mette a confronto dati ufficiali che spesso non riescono a dare il quadro reale della situazione, con dati rilevati sul campo e anche, per così dire, "poco convenzionali". "Basta la mappatura dei principali elenchi telefonici e commerciali delle case di riposo per far emergere buona parte del sommerso: cioè fino a 700 residenze che vivono nell'oscurità, senza contatti con gli enti pubblici, con la comunicazione all'esterno ridotta al lumicino e con pochissimi controlli a carico. Le consistenze delle case di riposo variano a seconda delle fonti ufficiali e informali che si occupano delle strutture residenziali".

Confrontando i dati con quelli ufficiali, spiega l'Auser, ci si rende conto di quale consistenza possa avere la zona d'ombra soprattutto in alcuni ambiti, come le Ra a cui il rapporto dedica maggiore attenzione proprio perché "negli ultimi anni è cresciuta in modo considerevole la presenza di irregolarità e di fenomeni di disagio sociale". L'ultimo censimento del ministero dell'Interno delle "strutture residenziali di accoglienza per anziani" (Rsa e Ra), spiega l'Auser, parla di 5.858 strutture pubbliche e private al 31 dicembre 2008, di cui 3.409 strutture che "accettano anziani non autosufficienti". I posti letto complessivi ammontano a circa 287.532, di cui 100.282 garantiti dalla gestione pubblica e 171.445 gestiti privatamente. In base alle statistiche elaborate da Agenas (su dati del Ministero della Salute), nel 2007 il numero delle Rsa era pari 2.475, dotate di 152.745 posti letto, con un numero di utenti pari a 220.720 di cui circa il 34% concentrati nella sola Lombardia. Ma andando a fare un giro sulle pagine di un elenco telefonico ci si può imbattere in qualcosa di diverso e un po' più articolato. "Con una nostra ricognizione abbiamo individuato, in particolare attraverso il sito delle Pagine Gialle, con chiave di ricerca ?case di riposo' 6.389 strutture (al 28 febbraio 2011), alle quali occorre aggiungerne ulteriori 326 che provengono dagli elenchi della Camera di Commercio e da altre fonti collegate ad associazioni del terzo settore. Per un totale di 6.715 strutture residenziali. Tenuto conto che nella voce ?casa di riposo' trovano ospitalità non solo le residenze assistenziali ma anche le Rsa, la prima tipologia di strutture (Ra) è stata isolata e quantificata in circa 3.750 unità".

Dall'incrocio dei dati emerge per l'Auser una situazione preoccupante. "Abbiamo almeno 700 strutture socio-assistenziali o case di riposo private di cui si conosce molto poco: non sono presenti negli elenchi regionali e comunali di competenza, non operano sicuramente in regime di accreditamento, non si sa se sono in possesso di autorizzazioni. In diversi casi esse non necessitano neanche di autorizzazione al funzionamento, tenuto conto che parte delle regioni ha introdotto il regime di autorizzazione e accreditamento solo per le strutture pubbliche e convenzionate con il pubblico". "Suggestivo" secondo l'Auser, infine, il dato sulla distribuzione geografica delle strutture residenziali. "A ospitarne di più è la Sicilia - spiega lo studio -, con circa 900, di cui il 94% risulta ?privato'. In questa regione, in sostanza, il numero delle strutture residenziali ?ufficiali' censite dal Ministero dell'Interno (499 al 31 dicembre 2008), cresce in modo considerevole fino ad avvicinarsi al raddoppio, se si ?ragiona' con gli elenchi telefonici e con altre fonti informali e locali".

Secondo lo studio si conferma il ritardo dell'azione regionale di indirizzo e regolamentazione. "Per quanto riguarda le strutture socio-sanitarie, sono passati più di dieci anni dall'approvazione delle norme (dlgs 502/92 e dlgs 229/99) che hanno introdotto il regime di accreditamento e autorizzazione per queste residenze. Tuttavia, ancora oggi in alcune regioni il processo non si è concluso". Secondo i dati riportati, a dicembre 2010 circa il 63, 3% delle residenze per anziani era definitivamente accreditato, un valore che esprime una forte variabilità territoriale: nel nord-ovest raggiunge l'89,5%, nel mezzogiorno il 71,7%, nell'Italia insulare: 55,8%, nel nord-est si abbassa al 14,7%, fino al 7,2% del centro. "Per quanto riguarda invece il sistema di accreditamento e autorizzazione introdotto per le Ra e disciplinato dalla legge 328/2000, la maggior parte delle regioni ha concluso il percorso amministrativo solo negli ultimi anni, con conseguente scarsa operatività delle regole".

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