Raccontano di essere stati imprigionati e detenuti per anni nelle carceri libiche, dove hanno subito violenze di ogni tipo, da quella sessuale sulle donne ad accoltellamenti e fratture a gambe e braccia per gli uomini.

Riferiscono che la situazione in Libia è molto grave, che sarebbero voluti scappare in Tunisia ma che è stato consigliato loro di non farlo perché troppo pericoloso. Raccontano che per le strade di Tripoli ci sarebbero bambini armati.

Sono queste alcune delle storie rese a uno degli operatori di Save the Children che è tra i primi ad essere entrato in contatto con i circa 300 migranti - eritrei, etiopi, sudanesi, ganesi - provenienti dalla Libia, tratti in salvo e portati a Linosa nella notte.

Sull'imbarcazione anche un piccolo di appena 4 ore - Yeabsera - con la sua mamma: l'operatore di Save the Children è stato l'unico in grado, al momento dell'intervento dell'elisoccorso che ha portato la donna e il neonato in ospedale - di parlare con la giovane donna, comprendendone la lingua.

Tutti i migranti giunti a Linosa saranno trasportati in giornata a Porto Empedocle dove avverranno le operazioni di identificazione.

Dall'inizio dell'intensificarsi degli arrivi di migranti tunisini a Lampedusa, Save the Children è presente con un proprio team a Lampedusa: 5 gli operatori dell'organizzazione che, nell'ambito del Progetto Praesidium, sono impegnati a Lampedusa a fornire ai minori in arrivo - sia non accompagnati che accompagnati - informazioni, supporto legale, mediazione culturale.

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