Sono migliaia le persone in fuga nell'est della Libia. Ad Ajdabiya, Derna, Tubruk. Cercano rifugio in case, scuole e aule delle università. Così raccontano le persone arrivate lo scorso fine settimana agli operatori dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) al confine egiziano con la Libia.
In questo contesto, prestare assistenza umanitaria è una vera e propria sfida. Nell'est del paese i farmaci e i beni di prima necessità scarseggiano e i prezzi sono aumentati vertiginosamente.
Temevano rappresaglie da parte dei sostenitori del governo - raccontano ancora i libici allo staff UNHCR alla frontiera egiziana. La gente ha paura di uscire di casa dopo le quattro del pomeriggio. Alcuni, rientrando nelle città, hanno trovato la propria abitazione completamente distrutta. Come un uomo, tornato ad Ajdabiya lo scorso fine settimana, che ha trovato la propria casa rasa al suolo da quattro bombe e ha dovuto ancora una volta cercare rifugio in Egitto. Le reti di telefonia mobile sono inattive da giovedì scorso. Questo non fa che accrescere i timori e l'incertezza.
In risposta all'esodo, domani l'UNHCR invierà aiuti a Bengasi, tramite un convoglio del Programma Alimentare Mondiale (PAM). Le persone accampate nelle scuole, nelle università e presso famiglie riceveranno così 5mila coperte e 5mila materassi.
Fino a ieri, il personale UNHCR descriveva come relativamente tranquilla la situazione alla frontiera: 400 le auto arrivate durante l'intera giornata. Circa 3mila persone - tra cui 1.560 di nazionalità libica e 1.344 egiziana - hanno invece attraversato il confine nella giornata di domenica, secondo quanto comunicato all'Agenzia dalle autorità egiziane.
Notevoli i progressi sul lato dei rimpatri dei cittadini di paesi terzi: nella serata di ieri solo circa 1.700 persone si trovavano ancora alla frontiera egiziana. Tra loro 270 rifugiati e richiedenti asilo e 1.300 ciadiani in attesa di essere trasferiti.
Le tende collettive allestite dall'esercito egiziano possono ospitare fino a seicento libici arrivati senza adeguata documentazione. Mentre l'UNHCR ha offerto di stabilire nell'area di frontiera diversi depositi da campo, che possono dare alloggio alle persone in attesa di trasferimento o di altre soluzioni.
Nel pomeriggio di ieri un aereo cargo noleggiato dall'UNHCR è atterrato ad Alessandria con sei depositi da campo, un veicolo e aiuti provenienti dalla base logistica dell'Agenzia a Dubai, tra cui teli di plastica, taniche per l'acqua, set di utensili da cucina e materassi.
Alla frontiera tunisina invece si continuano ad avvertire colpi di arma da fuoco in lontananza, provenienti dalle aree più interne della Libia. È inoltre di ieri la protesta inscenata nell'area di frontiera dai sostenitori del governo libico, tra i quali gli operatori UNHCR hanno riscontrato una presenza di militari maggiore che in precedenza. Intimidazioni e molestie ai posti di blocco tra Tripoli e la frontiera di Ras Adjir, riferiscono allo staff dell'Agenzia diversi nuovi arrivati. Come un gruppo di sudanesi ai quali sono stati confiscati tutto il denaro e tutti i loro averi. Altri invece raccontano di essere riusciti a lasciare la Libia con pochi o nessun problema.
Proseguono poi le operazioni di rimpatrio dal campo di Shousha, nei pressi del confine, dove ora si trovano 4.700 persone. Secondo le autorità tunisine, nella giornata di domenica 1.832 persone provenienti dalla Libia hanno attraversato il confine.
Con il programma di evacuazione d'emergenza, invece, dall'inizio di marzo ben 58.200 persone hanno potuto far ritorno a casa sui 264 voli organizzati da UNHCR e Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) da Tunisia, Egitto e Algeria.
Fino al 20 marzo sono 323.594 le persone fuggite dalla violenza in Libia. Di queste, in 167.473 hanno attraversato il confine con la Tunisia (tra cui 19.158 tunisini e 19.713 libici); 140.876 si sono riversate in Egitto (75.795 gli egiziani e 20.553 i libici); 6.077 in Niger (4.915 originari dello stesso Niger) e 9.168 in Algeria (dove sono arrivate via terra, via mare e in aereo).