La situazione a Lampedusa non è più tollerabile. I ritardi del governo, uniti a scelte sbagliate, hanno trasformato un evento del tutto gestibile - lo sbarco di qualche migliaio di migranti - in un'emergenza umanitaria che di ora in ora si carica di elementi di tensione con gli abitanti dell'isola.
La decisione di aprire solo dopo giorni di sbarchi il centro, l'attuale sovraffollamento che costringe a condizioni di vita degradanti chi vi soggiorna, l'abbandono all'addiaccio di migliaia di persone senza che vengano attuati tempestivi trasferimenti in altri centri, tutto ciò prefigura un comportamento che non può essere attribuito a semplice insipienza. E' inevitabile pensare che dietro queste irresponsabili scelte ci sia la volontà di strumentalizzare a fini politici una situazione che si è voluto esasperare, alimentando la rabbia dei lampedusani e indirizzandola contro le vittime anziché verso le istituzioni che latitano.
Così come è davvero incomprensibile la scelta di svuotare i CARA (Centri accoglienza rifugiati e richiedenti asilo) iniziando la deportazione degli ospiti verso il villaggio ghetto di Mineo ufficialmente per trasportarvi i migranti arrivati a Lampedusa. Si è preferito cioè sradicare persone già inserite in percorsi di integrazione, in attesa della definizione dell'iter della domanda d'asilo, seguite, in alcuni casi, dai locali servizi di igiene mentale a causa dei traumi subiti anziché fare l'opposto, se davvero ci fosse stato un problema di carenza di posti per i nuovi arrivati.
In realtà nemmeno questo problema esiste, visto che le associazioni che lavorano coi migranti, dalla Caritas all'Arci, hanno dichiarato la disponibilità a reperire sul territorio le sistemazioni necessarie, attuando quel modello di accoglienza diffusa che si è dimostrato molto più efficace dei mega ghetti. E questo con costi decisamente inferiori a quelli che comporta l'accoglienza attuata con modalità emergenziali.
Nel giorno che l'Onu ha dedicato alle vittime del razzismo e delle discriminazioni, lanciamo un appello perché il Parlamento intervenga, imponendo dignitose ed efficaci misure d'accoglienza, il trasferimento dei migranti da Lampedusa verso strutture idonee, e soprattutto chiedendo conto al ministro Maroni di un comportamento così irresponsabile e poco trasparente.
Raccogliamo infine l'invito dell'associazione Askavusa, che opera nell'isola, a promuovere una diffusa mobilitazione della società civile perché le istituzioni tutte si impegnino a contribuire alla soluzione di una situazione ormai divenuta insostenibile per i migranti e per gli abitanti di Lampedusa.