Nell'esprimere apprezzamento per l'azione intrapresa dall'Ue in relazione a quanto sta accadendo nel Nord Africa e in Libia con la richiesta di una rapida fine delle violenze e rispetto dei diritti umani, così come di un approccio integrato e solidale con i paesi che ricevono i minori e le famiglie che scappano dalle violenze,
Save the Children si appella ai leader dell'Unione europea - alla vigilia del summit di domani a Bruxelles -
chiedendo che l'Ue porti avanti azioni immediate in difesa del diritto dei bambini ad accedere all'assistenza umanitaria, ad avere libertà di movimento, a ricevere protezione. Tali azioni e misure debbono garantire anche l'imparzialità e indipendenza dell'intervento umanitario.
Nessuna agenzia umanitaria è per il momento potuta entrare nell'ovest della Libia mentre è cruciale che ciò avvenga.
Un team di Save the Children è operativo nell'est della Libia ma è anche in contatto con bambini che sono letteralmente intrappolati a Tripoli e Zawiya, nell'ovest del paese. Questi bambini sono terrorizzati all'idea che i propri genitori "spariscano".
Si stimano in 700.000 i bambini bloccati a Tripoli. Save the Children è enormemente preoccupata per le uccisioni e ferimenti di bambini e che i civili siano bersaglio di violenze da parte sia delle forze governative che degli oppositori, in disprezzo della risoluzione 1612 del Consiglio di Sicurezza.
Save the Children inoltre fa appello ai leader Ue affinché sia garantita protezione ai bambini e alle famiglie che stanno lasciando la Libia e ai minori non accompagnati, mettendo al centro i loro diritti anche in tutte le procedure in frontiera; è necessario inoltre garantire protezione e assistenza a coloro che si trovano ancora all'interno della Libia;
è necessario infine che l'Ue e gli stati membri siano solidali sia con i paesi del nord Africa confinanti con la Libia, sia con i paesi Ue che stanno ricevendo il flusso di migranti via mare, come l'Italia. Ciò significa assicurare a questi ultimi sostegno finanziario e l'assistenza di esperti ma anche la disponibilità a condividere la responsabilità verso le persone migranti e in cerca di rifugio, accogliendole e ricollocandole all'interno degli altri paesi Ue, se necessario.
In questo processo il rispetto dell'unità familiare deve essere prioritario.