Situazione di stallo da un punto di vista militare, con la parte orientale della Libia (la Cirenaica, verso il confine con l'Egitto) sotto il controllo dei ribelli e la regione occidentale con la capitale Tripoli tuttora in mano alle truppe fedeli al colonnello Gheddafi.

Proseguono ovunque violenti gli scontri, mentre il numero delle vittime è imprecisato ma certamente nell'ordine delle migliaia, in massima parte civili.

La Libia è stata sospesa all'unanimità dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU e dalla Lega araba per le violazioni ai diritti umani compiute dal regime in queste settimane. Lo stesso Gheddafi è indagato dalla Corte Penale Internazionale per accertare se si sia macchiato di crimini contro l'umanità.

La condizione dei profughi

I profughi registrati fino a questo momento sono 192.000, di cui 85.000 fuggiti in Egitto, 104.000 in Tunisia e 2.500 nel Niger. (guarda la mappa)

La situazione è molto tesa al confine tunisino, dove militari governativi stanno tentando di impedire a migliaia di fuggiaschi (per lo più cittadini egiziani che lavorano in Libia) di oltrepassare il confine.

Più agevole il passaggio verso l'Egitto, nelle zone controllate dai ribelli: qui 4-5.000 persone al giorno sconfinano dalla Libia, ma quelli di loro privi di documenti di identità vengono bloccati e costretti dalle autorità egiziane ad accamparsi nella "terra di nessuno" fra le due frontiere.

Il responsabile UNICEF per le emergenze, Louis George Arsenault, è in questi giorni in missione in Tunisia, dove si è concentrata la maggioranza dei profughi e dove l'UNICEF e le altre agenzie ONU hanno concentrato la risposta umanitaria al confine con la Libia.

A differenza di altre crisi umanitarie, la massa di persone in fuga dalla Libia è costituita prevalentemente da uomini (immigrati maghrebini, ma anche cinesi e bengalesi, che lavorano stabilmente in Libia), con una percentuale relativamente bassa di famiglie. Sono gli uomini a muoversi, mentre donne e bambini vengono per lo più ospitati da parenti che rimangono nel paese .

L'azione dell'UNICEF

Il governo tunisino ha chiesto all'UNICEF di coordinare l'attività di tutte le organizzazioni umanitarie (ONU e non governative) nel settore dell'acqua, dell'igiene e della protezione dell'infanzia.

Nelle sole prime 24 ore di tale incarico, l'UNICEF ha installato servizi igienici per 5.000 persone. Personale specializzato è in arrivo dalla Supply Division, il centro logistico internazionale dell'UNICEF con sede a Copenaghen (Danimarca).

In Egitto, le autorità del Cairo sembrano per ora in grado di assistere la massa di profughi riversatasi dalla Libia. L'UNICEF ha creato una centrale operativa a Salloum, poco oltre il onfine libico, installato decine di servizi igienici prefabbricati e due grandi cisterne per rifornire i profughi di acqua potabile. Psicologi dell'UNICEF stanno assistendo donne e bambini tra i rifugiati, mentre è in corso anche un'analisi dei bisogni nutrizionali dei bambini sotto i 2 anni.

In entrambi i Paesi che accolgono i profughi libici l'UNICEF coopera strettamente con le autorità governative e con la Mezzaluna Rossa locale, che qui è di gran lunga l'organizzazione umanitaria più attiva.

Diversi voli umanitari dell'UNICEF sono attesi nelle prossime ore a Tunisi e al Cairo, provenienti dalla Supply Division di Copenaghen. A bordo porteranno 160 tonnellate di aiuti (alimenti per l'infanzia, kit per l'igiene, tende per allestire spazi ricreativi per i più piccoli) di cui beneficeranno 35.000 profughi e le famiglie che eventualmente sarà possibile raggiungere all'interno della Libia.

L'UNICEF ha lanciato il 2 marzo un appello umanitario preliminare per 7,2 milioni di dollari, cifra che verrà sicuramente modificata nell'appello congiunto dell'ONU previsto per lunedì prossimo, 7 marzo, allorché l'Ufficio per il Coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite (OCHA) farà una stima dei bisogni per assistere profughi all'estero e popolazione rimasta in Libia nei prossimi 3 mesi.

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