Sono circa 15 milioni i ramoscelli di mimose donati in Italia in occasione della Festa della Donna nelle case, nei negozi, nei posti di lavoro e di svago. E' quanto stima la Coldiretti nel sottolineare che il gesto oltre ad avere un alto valore simbolico ha anche un importante impatto ambientale perché sostiene una coltivazione realizzata con tecniche eco-compatibili sopratutto nei tipici terrazzamenti liguri che si affacciano sul mare, altrimenti destinati al degrado e all'abbandono. Un prodotto del Made in Italy che - sottolinea la Coldiretti - proviene nel 95 per cento dei casi da una superficie di oltre 400 ettari coltivati nella provincia di Imperia dove si realizza una produzione media intorno ai trecentomila chili. Se il 48 per cento delle donne ama festeggiare la propria festa con i fiori secondo una indagine Fipe, la produzione nazionale di mimose è sufficiente - precisa la Coldiretti - a coprire le richieste a prezzi che nei campi hanno oscillato attorno ai 5 euro al chilo, inferiori fino al 20 per cento rispetto al 2010. I
produttori temono tuttavia un calo nelle vendite, dovuto in modo principale alla concomitanza della Festa della Donna di quest'anno con il martedì grasso, quando molti uffici e fabbriche sono chiusi e tradizionalmente la mimosa è il fiore più omaggiato dai colleghi maschi. La mimosa è stata scelta come simbolo della Festa delle Donne perché sboccia in questo periodo ed è un fiore che dietro una fragilità apparente mostra - sottolinea la Coldiretti - una grande forza con la capacità di crescere anche in terreni difficili.
Per conservare l'omaggio - continua la Coldiretti - si consiglia di tagliare quanto prima gli steli che devono rimanere per due ore in acqua pulita e inacidita con due gocce di limone. Vanno quindi collocati in piena luce e mantenuti in ambiente fresco e umido perché la mimosa rilascia molta acqua attraverso la traspirazione e bisogna evitare che la grande perdita di liquidi faccia seccare rapidamente il fiore. Dal punto di vista botanico si tratta in realtà un'acacia dealbata, arbusto sempreverde originario delle zone tropicali, che insieme al genere della mimosa appartiene all'unica famiglia delle Leguminose.
Le varietà più diffuse sono - precisa la Coldiretti - la Floribunda e la Gaulois che è più rigogliosa. Le foglie di mimosa, composte da tante foglioline verde chiaro, in caso di pericolo (per esempio se vengono sfiorate o la temperatura supera i 20 gradi) si ritraggono, ed è per questo particolare atteggiamento che ha preso il nome scientifico "mimus", dal latino attore mimico.
La mimosa venne introdotta in Europa intorno al 1820 e con il passar del tempo riuscì ad adattarsi molto bene al clima Italiano, soprattutto nelle zone temperate come la Liguria. Nei paesi d'origine come Sud America e Australia dove è considerata fiore nazionale, la mimosa - conclude la Coldiretti - raggiunge i 30 metri di altezza, in Europa, invece, al massimo 10 metri.