Ai.Bi. ha notificato al Ministero di Giustizia l'atto di diffida previsto nel decreto legislativo n. 198/2009 per ottenere entro 90 giorni la creazione della banca dati dei minori adottabili e degli aspiranti genitori adottivi in Italia.
Lo scandalo è che la banca dati, obbligatoria secondo l'art. 40 della legge n. 149/2001, non è mai stata creata a causa di una serie di decreti "proroga". Si tratta di un ritardo inaccettabile perché lo Stato italiano è obbligato a garantire che i minori adottabili trovino una famiglia nel minor tempo possibile.
Oggi i Tribunali comunicano tra loro in via informale, senza alcuna garanzia che ai minori venga assicurato il miglior abbinamento possibile con una famiglia in grado di prendersene cura anche quando residente in città diverse da quella in cui si trova il minore. Durante questa attesa i bambini sono così costretti a vivere nelle comunità, dove si sa che in un anno il minore subisce un ritardo evolutivo.
La banca dati è uno strumento volto ad agevolare le adozioni nazionali ma non solo: secondo il "principio di sussidiarietà" espresso nell'art. 4 della Convenzione sulla tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione Internazionale (L'Aja 1993) questa banca serve anche ad assicurare realmente il diritto di vivere in famiglia. Infatti, se non si trova una famiglia in Italia il minore ha diritto ad essere adottato all'estero. Altri Paesi così detti "sviluppati" come gli USA fanno adottare all'estero i bambini che non trovano famiglia a livello nazionale. Questo percorso, previsto dalla legge 184/1983, in Italia non è stato ancora attivato.
Se il Ministero di Giustizia non provvederà a creare e avviare la banca dati entro 90 giorni, Ai.Bi. percorrerà fino in fondo la strada della "class action amministrativa"presentando un formale ricorso al TAR per ottenere una sentenza che obblighi il Ministero all'immediata attivazione della banca.