GINEVRA - L'Alto Commissario per i Rifugiati, António Guterres, esprime preoccupazione per le decine di migliaia di rifugiati ed altri cittadini stranieri che potrebbero essere intrappolati in Libia.

"Non ci sono gli aerei e le navi necessarie per evacuare le persone provenienti da paesi poveri o devastati dai conflitti," ha dichiarato Guterres, chiedendo ai governi di prendere in considerazione le necessità di tutte le persone vulnerabili e non soltanto quelle dei propri cittadini. "Molte di queste persone si sentono prese di mira, sono spaventate e non hanno risorse."

Da anni la Libia è un paese di transito e di destinazione per i rifugiati. L'UNHCR ha riconosciuto come rifugiati 8.000 palestinesi, iracheni, sudanesi, etiopi, somali ed eritrei. Oltre 3.000 hanno presentato domanda d'asilo e molte altre migliaia che non hanno avuto la possibilità di contattare l'ufficio UNHCR si trovano verosimilmente nel paese. "Gli africani sembrano essere particolarmente a rischio perché sospettati di essere mercenari stranieri," ha riferito l'Alto Commissario. "La nostra preoccupazione è che non riescano a mettersi al sicuro".

L'UNHCR sta lavorando ai confini con Egitto e Tunisia per aiutare i governi a gestire il  flusso di migliaia di persone che stanno fuggendo dalla Libia. Fino ad ora oltre 110,000 persone hanno attraversato la frontiera ed altre migliaia continuano ad arrivare. La maggior parte sono Tunisini ed Egiziani, ma stanno riuscendo a fuggire anche alcuni libici e persone di altre nazionalità. L'UNHCR teme che solo un numero ridotto di rifugiati sia riuscito ad abbandonare la Libia.

"L'UNHCR chiede a tutti i governi dei paesi confinanti, in Nord Africa così come in Europa, di lasciare aperte le frontiere marine, terrestri ed aeree per le persone costrette a fuggire dalla Libia," ha detto Guterres. Deve essere garantito accesso al territorio a tutte le persone che lasciano la Libia, indiscriminatamente e senza distinzioni di origine."

L'Alto Commissario ha espresso gratitudine ai governi di Tunisia ed Egitto per aver scelto una politica di frontiere aperte ed ha di nuovo fatto appello all'aiuto della comunità internazionale. 

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