«Credevamo e speravamo che quanto avvenuto sul finire dello scorso secolo in Kossovo, Serbia e Ruanda non si sarebbe più ripetuto. Siamo invece costretti ad assistere con orrore e sgomento all'ennesima carneficina. La pratica di soffocare nel sangue gli aneliti di democrazia e di libertà dei popoli è ancora drammatica cronaca dei nostri giorni». 

Le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani commentano con queste parole quanto sta avvenendo in Libia in queste ore e annunciano l'adesione al presidio convocato nel pomeriggio di oggi, alle ore 16.00, di fronte a Palazzo Montecitorio per invocare la fine del massacro in Libia. "Questa rivoluzione è anche la nostra" recita un appello sottoscritto dalle Acli con la Tavola della Pace, "perché crediamo nella globalizzazione dei diritti umani, della libertà e della democrazia".  
«Quando i rapporti con i governi autoritari sono basati solo sullo scambio commerciale - constatano le Acli - senza pretendere l'adozione e il rispetto dei diritti fondamentali delle persone, si rischia di alimentare lo strapotere dei potenti e lo sfruttamento dei popoli». 

«Adesso è urgente un intervento energico della comunità internazionale - affermano le Acli - che induca il governo libico e il suo presidente a cessare da subito le azioni di massacro e a lasciare che si possa costituire un nuovo ordinamento democratico condiviso dal popolo. Ma è necessaria anche una mobilitazione della società civile, italiana ed europea. Le maggiori organizzazioni sociali europee potrebbero riunirsi per delineare azioni comuni e proporre all'Unione Europea il proprio contributo per una risoluzione pacifica delle crisi che stanno attraversando i Paesi del Nord Africa e il Medio Oriente».

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