Amnesty International ha accusato la comunità internazionale di aver abbandonato il popolo libico nel momento di massimo bisogno, proprio mentre il colonnello Gheddafi minacciava di "ripulire la Libia casa per casa". L'organizzazione per i diritti umani, secondo cui la risposta del Consiglio di sicurezza è stata vergognosamente al di sotto di quanto necessario per fermare la spirale di violenza in Libia, continua a chiedere un'azione concreta, incluso un embargo immediato sulle armi e il congelamento degli assetti  patrimoniali.
 
Ieri il Consiglio di sicurezza aveva emesso una dichiarazione che chiedeva la fine della violenza e sollecitava la Libia ad agire con moderazione e a rispettare i diritti umani, senza prendere alcuna misura di sostanza.
 
Amnesty International ha anche criticato l'Unione africana, che non ha convocato il suo Consiglio per la pace e la sicurezza per discutere della crisi dei diritti umani in Libia.
 
"Il colonnello Gheddafi ha detto chiaramente che, per rimanere al potere, è pronto a uccidere tutti coloro che gli si oppongono. Questo è inaccettabile. Il colonnello Gheddafi e chiunque risponda ai suoi comandi devono sapere che verranno chiamati a rispondere, sulla base del diritto internazionale, dei crimini che hanno commesso" - ha dichiarato Salil Shetty, Segretario generale di Amnesty International. "Le sue minacce rendono la pavida risposta della comunità internazionale ancora più agghiacciante. I libici ora hanno bisogno non di mere espressioni di preoccupazione ma di azioni concrete e immediate".
 
Amnesty International ritiene che, come minimo, il Consiglio di sicurezza dovrebbe imporre un immediato embargo sulle armi verso la Libia e congelare gli assetti patrimoniali di Gheddafi e dei suoi principali consiglieri militari e di sicurezza.
 
All'Assemblea generale delle Nazioni Unite, Amnesty International chiede di sospendere da subito la Libia dal Consiglio Onu dei diritti umani. Questo organismo dovrebbe immediatamente inviare una missione d'inchiesta nel paese e formulare raccomandazioni su come porre fine alle violazioni dei diritti umani e sull'eventuale deferimento della materia alla Corte penale internazionale.
 
Queste richieste giungono all'indomani del discorso in cui il colonnello Gheddafi ha definito "scarafaggi" e "ratti" i manifestanti e ha comparato la situazione libica a quella cinese, dove l'unità nazionale "era stata più importante della gente di piazza Tiananmen". 
 
Amnesty International ha inoltre criticato la risposta dell'Unione africana alla crisi in corso, nella quale, secondo numerosi resoconti, sarebbero coinvolti mercenari fatti arrivare da paesi africani per sopprimere con violenza le proteste.
 
"È oltraggioso che il Consiglio per la pace e la sicurezza dell'Unione africana non si sia neanche riunito per esaminare la situazione di emergenza in uno dei suoi stati membri" - ha commentato Shetty.
 
Amnesty International ha chiesto pertanto all'Unione africana di assicurare che i suoi stati membri, specialmente quelli confinanti con la Libia, non si rendano complici delle violazioni dei diritti umani in quel paese e, in particolare, monitorino possibili voli sospetti verso la Libia. L'organizzazione ha infine sollecitato la Lega araba, che ieri ha escluso la Libia dalle sue riunioni, di onorare i suoi impegni pubblici, istituendo tra l'altro un comitato indipendente d'inchiesta arabo sulla crisi in Libia.

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