«In nessuna delle crisi umanitarie e dei conflitti vissuti negli ultimi venti anni abbiamo assistito ad una violenza così vasta. Quando le operazioni più semplici, come una telefonata o una comunicazione via mail, diventano impossibili, la situazione appare in tutta la sua gravità. Anche la sorpresa dei Paesi occidentali rispetto all'evolversi rapido di queste crisi, è il segnale di una preoccupazione diffusa che condividiamo e rispetto alla quale chiediamo la massima attenzione». Così don Vittorio Nozza, direttore di Caritas Italiana, commenta la drammatica situazione in Nord Africa.
 
La rivolta, iniziata in Tunisia, le inquietudini che si sono manifestate praticamente in tutti i Paesi musulmani, dal piccolo Gibuti nel corno d'Africa fino allo sconosciuto Yemen e perfino all'Arabia Saudita, non si spiegano solo con la povertà, la disoccupazione, la corruzione o la crisi culturale del mondo islamico, elementi pure presenti in varia misura. Ma, associandoci alle parole pronunciate dal presidente della Cei Cardinal Bagnasco, riteniamo che: «Quando un popolo viene oppresso per troppo tempo da un regime che non rispetta i diritti umani, prima o poi scoppia». Si fa dunque concreto il rischio di una catastrofe umanitaria con migliaia di sfollati interni, rifugiati e richiedenti asilo che si potrebbero riversare in tutto il Nord Africa e nella sponda nord del Mediterraneo.
 
Caritas Italiana sostiene da diversi anni l'attività di tutte le Caritas del Nord Africa e in particolare della piccola Caritas della Libia e dell'operosa comunità cristiana che nel silenzio lavora attivamente, in particolare nell'assistenza agli emigrati africani che riescono a sopravvivere dopo aver attraversato il deserto del Sahara.  È stato inoltre attivato da due anni un tavolo di confronto con le Caritas dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Tutto questo nella convinzione che le sfide dei migranti si possono affrontare solo insieme ed in un'ottica transnazionale, coinvolgendo i Paesi di partenza, di transito e di arrivo delle persone migranti.
 
Sul piano nazionale, Caritas Italiana sin dal primo momento ha monitorato l'evolversi della situazione a Lampedusa informando il Consiglio nazionale e confrontandosi con i delegati delle varie regioni ecclesiastiche. È stata subito organizzata una missione in loco per seguire le operazioni di accoglienza e trasferimento dei migranti e per verificare le attività del centro di primo soccorso e accoglienza sito nel comune di Pozzallo (Ragusa) dove sono ospiti anche alcuni minori. Per questi ultimi è stata prevista un'attività di animazione in attesa che vengano trasferiti in adeguati centri di accoglienza.
   
Sul fronte istituzionale, Caritas Italiana sta partecipando attivamente insieme all'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) e all'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) a un tavolo promosso dal Ministero dell'Interno per definire congiuntamente un piano di accoglienza straordinaria.
 
A livello locale le Caritas diocesane stanno censendo le strutture disponibili sui loro territori per garantire una pronta accoglienza in caso di insufficienza del sistema implementato dal Governo.
 
Caritas Italiana e le Caritas diocesane, mentre auspicano che tutti gli strumenti diplomatici vengano messi in atto perché il massacro si fermi, si preparano ad affrontare un'emergenza che l'Europa dovrà condividere, e ad un successivo lavoro di ricostruzione che si dovrà affrontare in Libia e in tutto il Nord Africa, nella convinzione che sia necessario unire le forze, l'esperienza maturata in questi anni per dare avvio ad una nuova impegnativa stagione.

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