In Costa d'Avorio continua il braccio di ferro post-elettoralee nel paese dilagano povertà e violenza. La crisi politica si è radicata: questo aggrava la situazione umanitaria e costringe la popolazione, che non si sente più sicura e che sta fuggendo, a vivere in un clima di terrore.
Si registrano gravi
violazioni dei
diritti umani: l'ultimo bilancio delle vittime diffuso dall'Rhdp (la coalizione dei partiti pro Ouattara) parla di
495 morti da dicembre ad oggi. A questi si sommano le vittime della violenta repressione operata dall'esercito sabato scorso ad Abidjan per disperdere manifestanti pro-Outtara.
Questo il quadro complessivo che desta preoccupazione, mentre si abbattono sul Paese le conseguenze del conflitto tra
Laurent Gbagbo - fermamente deciso a non lasciare il potere - e
Alassane Ouattara, riconosciuto invece come legittimo presidente dalla comunità internazionale.
L'economia del paese attraversa una fase di grandi difficoltà e lo
stato è prossimo al collasso. Lo scorso 8 febbraio, un incendio ha inoltre devastato il palazzo della Banca centrale della Comunità economica dell'Africa occidentale -
Ecowas - distruggendo archivi importanti. Il regime è sull'orlo del
crack finanziario.
L'Ecowas ha chiuso il rubinetto del credito. Ouattara, poi, a fine gennaio ha invocato un
blocco delle importazioni di cacao ivoriano. Quello che era il principale propulsore dell'economia del Paese, adesso non ha più mercato. Lo stesso vale per il caffè e per il petrolio. Ferme le dogane, quasi inesistente il traffico portuale.
Secondo quanto riferisce l'ambasciata americana a Gbagbo sono rimasti solo il
racket e le
estorsioni alle imprese, le poche rimaste e in grado di lavorare. Il presidente ha perso i suoi asset bancari, a causa delle sanzioni adottate a metà gennaio da Stati Uniti e Unione Europea, e anche metà del Paese, il nord, dove sono tornate padrone le
Forces Nouvelles pro-Ouattara, proprio come al tempo della guerra civile del 2002.
Il nord ha bloccato i rifornimenti verso il sud del Paese, il quale a sua volta ha sospeso il trasferimento del personale governativo: nella parte settentrionale della Costa d'Avorio, tanto l'ordine pubblico che l'amministrazione della giustizia sono tornate in mano ai ribelli.
Nonostante ciò, Soleterre ha deciso di rimanere nel Paese a fianco dei più bisognosi, che, come sempre accade, sono le prime vittime di questi assurdi giochi di potere, dettati da interessi politici ed economici. Il Centro di accoglienza di Port Bouet (Abidjan) per bambine e ragazze di strada è aperto e nel reparto di oncologia pediatrica dell'Ospedale di Treichville (Abidjan) l'attività di sostegno psicologico a bambini e genitori non ha subito interruzioni.
Nel villaggio di Kregbé (distretto di Bonguanou) è terminata l'attività di costruzione della sede e magazzino della cooperativa agro-pastorale.
Si attende con speranza la fine della crisi per poterla inaugurare e per dare più forza e continuità alle attività agricole avviate con successo da Soleterre.