Amnesty International ha chiesto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e alla Lega araba, che stanno svolgendo riunioni in sessione speciale, di inviare immediatamente una missione in Libia per indagare sulle circostanze che hanno provocato la morte di centinaia di manifestanti. Questa indagine potrebbe dare luogo all'apertura di procedimenti giudiziari presso la Corte penale internazionale (Icc).
Amnesty International ha anche chiesto al Consiglio di sicurezza dell'Onu di imporre un embargo totale sulle armi alla Libia, alla luce delle notizie che le forze di sicurezza stiano continuano a servirsi di armi, munizioni e relativi equipaggiamenti militari e di polizia per usare forza letale contro i manifestanti.
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Il colonnello Gheddafi e il suo governo sembrano disposti a uccidere tante persone quante necessarie per rimanere al potere. La comunità internazionale deve agire ora per mettere fine a tutto questo" - ha dichiarato Salil Shetty, Segretario generale di Amnesty International.
L'organizzazione per i diritti umani ha affermato che l'Onu e la Lega araba devono immediatamente inviare rappresentanti in Libia, sia congiuntamente sia separatamente, per indagare sulla situazione sul campo e riferire rapidamente al Consiglio di sicurezza, anche determinando se la portata dei crimini commessi in Libia richieda il deferimento del Consiglio di sicurezza all'Icc.
L'Alto commissario per i diritti umani dell'Onu, Navi Pillar, ha dichiarato ieri che l'operato delle autorità libiche contro i manifestanti può equivalere a crimini contro l'umanità.
Il 20 febbraio, Saif al-Islam al-Gaddafi, figlio del colonnello Gheddafi, ha dichiarato in televisione che l'esercito potrebbe "avere un ruolo importante, qualunque sia il prezzo" per porre fine alle proteste antigovernative e che le autorità libiche "combatteranno fino all'ultimo uomo, all'ultima donna e all'ultima pallottola".
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È oltraggioso che il figlio di Gheddafi si senta in diritto di annunciare pubblicamente che è pronto a massacrare libici per tenere stretto il potere del padre".
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La comunità internazionale deve immediatamente chiarire a tutti coloro che fanno parte del governo libico, dell'esercito e degli apparati di sicurezza che loro e chi esegue i loro ordini saranno chiamati a rispondere del loro operato per crimini di diritto internazionale, come quelli denunciati attualmente" - ha proseguito Shetty.
Secondo le informazioni ricevute dagli ospedali nella zona orientale della Libia, circa 200 persone sarebbero state uccise fino al 20 febbraio. Il numero aggiornato potrebbe essere molto più alto poiché le notizie arrivano solo dai principali ospedali e probabilmente molte famiglie hanno seppellito i loro cari in forma privata, senza far registrare il decesso.
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Il Consiglio di sicurezza deve mettere immediatamente fine alle esportazioni e ai trasferimenti di tutte le armi ed equipaggiamenti militari verso la Libia. Le persone vengono uccise intenzionalmente a centinaia" - ha aggiunto Shetty. "
Gli altri stati non devo essere complici di ulteriori uccisioni. Tutte le forniture militari e di polizia e la cooperazione con la Libia devono essere sospese immediatamente e fino a quando il rischio di queste gravi violazioni dei diritti umani non sarà finito".
Amnesty International ha chiesto anche all'Unione africana di agire.
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Tutti gli organismi internazionali di cui la Libia è parte devono riconoscere la portata di questa crisi. L'Unione africana deve urgentemente affrontare le gravi violazioni dei diritti umani che vengono commesse in Libia in una sessione speciale del suo Consiglio per la pace e la sicurezza" - ha concluso Shetty.