Sta passando sotto silenzio l'ennesimo insulto ai diritti dei disabili, che stavolta è arrivato nelle mani dei loro familiari sotto forma della "Dichiarazione di responsabilità e consapevolezza", ai sensi della Circolare n. 13/2010 del Dipartimento Funzione Pubblica. Per chi assiste un familiare malato o disabile è prevista dalla L. 104 la fruizione di permessi lavorativi, ma questo non configura affatto un privilegio, bensì un parziale ed insufficiente tentativo di compensare la carenza di servizi nei confronti di chi presta la propria cura a congiunti con forti difficoltà.
Le famiglie delle persone disabili conoscono fin troppo bene i salti mortali che fanno quotidianamente per supplire alle croniche e strutturali carenze di uno Stato che le lascia sempre più sole nell'affrontare il peso delle difficoltà legate a questa situazione. Non solo lo Stato non eroga i servizi che i cittadini pagano con le tasse, ma per di più i familiari delle persone disabili si sono visti sottoporre in questi giorni la "Dichiarazione di responsabilità e consapevolezza", che recita, al punto C) "il dipendente è consapevole che la possibilità di fruire delle agevolazioni comporta un onere per l'amministrazione e un impegno di spesa pubblica che lo Stato e la collettività sopportano solo per l'effettiva tutela del disabile".
I disabili e le loro famiglie, al contrario di quanto queste parole sottintendono, NON sono destinatari di favori che per di più gravano in modo illegittimo sulle spalle dei cittadini che pagano le tasse. Non ci sono favori ma solo tentativi maldestri da parte dello Stato di sopperire alla totale insufficienza di erogazione di servizi. Lo stesso Stato che avrebbe il dovere di ampliare la tutela dei diritti dei più deboli, invece di penalizzare e criminalizzare chi usufruisce dei residui di stato sociale ancora a sua disposizione.
La visione del disabile come un peso per la società e del familiare che gli presta assistenza come un lavoratore colpevole di assenteismo ingiustificato sovverte completamente il corretto rapporto tra le tasse pagate allo Stato e i servizi resi in cambio al cittadino. Da tempo ormai i cittadini sono costretti, loro malgrado, a tollerare che le proprie tasse siano destinate a mantenere un apparato statale costoso e inefficiente invece che a pagare servizi a loro destinati. La Sanità non è in grado di assicurare la cura e l'assistenza di cittadini malati o disabili, e quindi abdica al suo ruolo primario, la tutela delle fasce più deboli.
La legge 104 non fa altro che fornire una conferma di questo grottesco dato di fatto, formalizzando ciò che nei fatti avviene, e cioè che le famiglie, lasciate sole, non possono fare altro che tentare come possono di rimediare alla carenza di servizi. Oltre al danno, però, c'è la beffa: mentre si permette alla famiglia di sostituirsi allo Stato, si insinua che si tratti di un favore, ricordando loro vigliaccamente che questo comporta un onere per lo Stato, come se questo "onere" non fosse stato già pagato in anticipo. La circolare crea un pregiudizio generalizzato nei confronti delle persone disabili e dei loro familiari, che sono titolari di diritti inalienabili e non destinatari di generose concessioni.