Dalla V Relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della Legge n.68/99, per la Confederazione emerge come sia "necessario un piano di azione per rivendicare l'autodeterminazione delle scelte di vita delle persone con disabilità"
Permangono le difficoltà per l'inserimento dei disabili nel mondo del lavoro. E' stata presentata la 5° relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della legge n.68/99, la legge che riguarda il 'collocamento al lavoro delle persone con disabilità'. I dati che emergono dall'indagine curata dall'ISFOL sono "drammatici", infatti risulta che il collocamento al lavoro per le persone disabili è diminuito del 34% in due anni.
Il totale degli iscritti alle liste di collocamento risulta essere, come rileva l'Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori pari a 706.568 disabili, di cui solamente 20.830 avviati al lavoro. I dati risultano "gravi" anche se si volge lo sguardo alle 'scoperture' accertate, infatti sono oltre 78mila le imprese pubbliche e private che non rispettano la legge n.68/99, e di queste, solo 195 hanno ricevuto sanzioni per il mancato adempimento agli obblighi. Una situazione "drammatica" secondo Nina Daita, responsabile dell'Ufficio politiche disabilità della CGIL Nazionale, quella che emerge dalla V Relazione.
La sindacalista fa notare che, nell'ultima Finanziaria, le risorse a favore del collocamento obbligatorio per le persone con disabilità sono diminuite del 40%, con tagli che hanno riguardato il sostegno e le prestazioni nell'assistenza personale e sanitaria, "penalizzando ulteriormente le famiglie". Daita nel puntare il dito contro il Governo, lo invita ad intervenire "con provvedimenti seri e soprattutto congrui" a favore delle persone con disabilità e delle loro famiglie per evitare, che si torni a 50 anni fa, quando spiega, "l'unica alternativa alla famiglia era l'istituto".
La CGIL, dunque, è pronta a scendere in piazza insieme alle famiglie e alle associazioni, per rivendicare i diritti di cittadinanza delle persone disabili, e per questo "è necessario - rimarca Nina Daita - che tutti insieme si elabori, al più presto, un piano di azione". Un piano volto a risolvere le drammatiche questioni che riguardano il mondo della disabilità nei diversi ambiti sociali, ma che soprattutto, sottolinea la sindacalista "renda concreto il concetto dell''autodeterminazione' delle nostre scelte di vita, che - conclude Daita - non possono essere sottoposte semplicemente a scelte economiche".