Oltre 6.000 comunità di villaggio hanno scelto di abbandonato la pratica delle mutilazioni ed escissioni genitali femminili (MGF), con il sostegno di un programma congiunto di UNICEF e UNFPA (Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione) che punta all'eliminazione di questa pratica.
UNFPA e UNICEF cooperano con il comune obiettivo di porre fine alle mutilazioni ed escissioni genitali femminili, una pratica tradizionale che comporta gravi conseguenze, nell'immediato e a lungo termine, e rappresentano una palese violazione dei diritti umani fondamentali delle donne e delle bambine.
«Stiamo lavorando in 12 dei 17 Stati africani considerati prioritari, e vediamo risultati concreti. Dopo tre anni di intenso lavoro arrivano i risultati: il tasso di diffusione delle MGF sta diminuendo» afferma Nafissatou Diop, coordinatrice del programma congiunto UNFPA-UNICEF contro le MGF. «In Etiopia, il tasso di incidenza delle MGF è sceso dall'80 al 74%, in Kenya dal 32 al 27% e in Egitto dal 97 al 91%. Certamente c'è ancora molto da fare.»
Ogni anno 3 milioni di donne e bambine nella sola Africa affrontano l'incubo delle mutilazioni genitali, e nel mondo si calcola siano 140 milioni quelle che hanno subito questo tipo di intervento.
Il programma, lanciato nel 2008, stimola le comunità locali ad abbandonare collettivamente le MGF nel giro di una generazione, facendo leva su un approccio culturale che include il dialogo e le relazioni sociali.
La strategia è basata sui diritti umani e coinvolge l'intera comunità, in primo luogo i leader religiosi e le giovani stesse. Piuttosto che condannare apertamente il fenomeno, viene incoraggiato l'abbandono collettivo per evitare che coloro (soprattutto donne) che la esercitano reagiscano con ostilità anziché giungere a una rinuncia volontaria.
Per celebrare la IX "Giornata Internazionale per la tolleranza zero nei confronti delle mutilazioni ed escissioni genitali femminili", che si celebra oggi, UNICEF e UNFPA rinnovano il loro impegno e invitano la comunità internazionale a unirsi in questo fondamentale impegno, nella convinzione che si possa porre termine a queste pratiche nel giro di una generazione, e aiutare così milioni di bambine, ragazze e donne a vivere in salute e dignità.
«Tre anni dopo il varo del programma, oltre 6.000 comunità in Etiopia, Egitto, Kenya, Senegal, Burkina Faso, Gambia, Guinea e Somalia hanno abbandonato questa pratica» rivelano in una dichiarazione congiunta Anthony Lake (Direttore UNICEF) e Babatunde Osotimehin (Direttore UNFPA).
«Mutano le norme sociali e il contesto culturale, e donne e uomini nelle comunità si uniscono per proteggere i diritti delle bambine e delle ragazze. UNICEF e UNFPA lavorano con le organizzazioni partner per eliminare queste pratiche nocive nel giro di una sola generazione, e crediamo che sia possibile raggiungere questo obiettivo.»