La FAO ha annunciato ieri che i prezzi alimentari mondiali hanno raggiunto un massimo storico, superando il livello raggiunto durante la crisi dei prezzi del 2007-2008. "In quel biennio, il numero delle persone affamate nel mondo ha toccato il miliardo e da allora si è abbassato di poco. I dati della FAO dovrebbero far suonare un campanello d'allarme in tutto il mondo" - ha commentato per Oxfam Italia, l'esperto di politiche agricole Luca Chinotti.
Come riporta, infatti, un comunicato della FAO, i prezzi alimentari in gennaio hanno raggiunto un nuovo picco storico, per il settimo mese consecutivo: lo rileva l'ultimo Indice dei prezzi alimentari della FAO che analizza le variazioni mensili dei prezzi alimentari mondiali di un paniere di prodotti di base (tra cui cereali, carne, zucchero, olio di semi...). L'Indice ha registrato a gennaio un incremento del 3,4 per cento rispetto al dicembre 2010. Si tratta del livello più alto (sia in termini reali che in termini nominali) da quando la FAO ha iniziato a misurare i prezzi alimentari nel 1990. I prezzi di tutti i gruppi di prodotti di base monitorati hanno registrato forti rialzi, eccetto la carne, i cui prezzi sono rimasti invariati. Già nel dicembre scorso l'Indice dei prezzi alimentari aveva toccato uno dei massimi storici e si sta quindi creando un trend.
"I nuovi dati mostrano con chiarezza che la pressione al rialzo dei prezzi alimentari mondiali non accenna a placarsi" - ha affermato l'economista FAO ed esperto del mercato dei cereali, Abdolreza Abbassian. "Ed è assai probabile che nei mesi a venire i prezzi resteranno sostenuti. I prezzi alti sono motivo di grande preoccupazione specialmente per i paesi a basso reddito con deficit alimentare, che potrebbero avere serie difficoltà a pagare le importazioni alimentari, e per le famiglie povere che spendono grandissima parte del proprio reddito per il cibo". "L'unico fattore incoraggiante sinora viene da un numero di paesi dove - grazie ai buoni raccolti - i prezzi interni di alcuni alimenti di base sono rimasti relativamente bassi rispetto ai prezzi mondiali" - ha concluso Abbassian.
Osservazioni queste ultime sulle quali concorda l'esperto di Oxfam. "I buoni raccolti in alcuni paesi poveri stanno compensando per ora gli effetti degli alti prezzi internazionali - commenta Chinotti.di Oxfam. Ma se questi rimangono elevati, in pochi mesi milioni di persone saranno colpite da un'altra grande crisi. I poveri nei paesi in via di sviluppo spendono fino all'80% del loro reddito in cibo. Gli alti prezzi alimentari li costringono a svendere la loro terra o a sacrificare l'istruzione dei loro figli semplicemente per mettere de cibo in tavola"..
"È necessario - prosegue l'esperto di Oxfam - che tutti i governi agiscano urgentemente e in modo coordinato per affrontare la volatilità dei prezzi alimentari. Per questo il Comitato per la Sicurezza Alimentare (CSF), l'organismo mondiale responsabile per la lotta contro la fame, deve riunire i ministri di tutti i governi per sviluppare un piano d'emergenza entro giugno. Il piano deve prevedere misure che "calmino" i mercati, migliorandone trasparenza e regole, e aiutare le persone che sono colpite dagli effetti immediati della volatilità dei prezzi. Nel lungo termine, il piano deve affrontare le cause profonde della volatilità dei prezzi come gli scarsi investimenti a favore dei piccoli contadini e la mancanza di reti di protezione sociale per i consumatori poveri"..
Oxfam chiede che l'Italia si assuma impegni precisi in questa direzione. "L'Italia, paese ospitante delle agenzie sulla sicurezza alimentare e membro del G8 e del G20, deve contribuire a far sì che tutti i governi agiscano in modo coordinato prima che sia troppo tardi. I governi devono evitare di ripetere gli errori del passato, quando hanno reagito ai prezzi crescenti bandendo le esportazioni e accumulando scorte alimentari. Una risposta simile peggiorerebbe solo la situazione e sarebbero i più poveri a pagarne il prezzo". "I ministri delle finanze del G20, tra cui l'Italia, si incontreranno a febbraio a Parigi. Ci aspettiamo - conclude l'esperto di Oxfam - che rendano i mercati delle derrate alimentari più trasparenti e non mettano in pericolo il diritto al cibo". [GB]