Sostanze tossiche, come ftalati, ritardanti di fiamma e muschi artificiali, sono stati trovati nel sangue, nel cordone ombelicale e nel liquido amniotico di donne in gravidanza. È ciò che emerge dall'indagine che Greenpeace sta conducendo all'ospedale Fatebenefratelli di Roma. I risultati dell'indagine su cinque volontarie sono pubblicati nel
rapporto "La chimica in grembo", un'indagine sui contaminanti nel sangue delle gestanti, presentato oggi dall'associazione.
«È la dimostrazione dell'inefficacia del sistema attuale di regolamentazione delle sostanze chimiche», afferma Vittoria Polidori, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace, una delle volontarie che si è sottoposta alle analisi. «Sono sostanze che possono mettere a rischio lo sviluppo del feto» sostiene Giuseppe Latini, direttore dell'unità operativa neonatologia dell'ospedale Perrino di Brindisi, «possono causare effetti irreversibili, ma alcune patologie possono svilupparsi solo diversi anni dopo l'esposizione chimica».
Sono dagli 8 ai 12 i composti inquinanti riscontrati, di cui almeno 3 già fuori legge in Europa. Sono sostanze che si trovano ovunque, dalle polveri di casa all'acqua piovana, contaminano il sangue, ma attraversano anche la placenta e il cordone ombelicale. Ecco perché sui composti chimici di sintesi, impiegati come additivi in moltissimi oggetti di uso comune, dal televisore ai tessuti, dagli alimenti ai cosmetici, occorre «porre un freno all'imperante anarchia».
Al parlamento europeo è in corso un braccio di ferro tra industria chimica e ambientalisti, Greenpace in testa, che da tre anni porta avanti una battaglia per mettere al bando numerosi composti impiegati come plastificanti, ritardanti di fiamma e addittivi. Proposta nel 2003 dalla Commissione Ue, Reach dovrebbe venire adottata tra aprile e maggio del 2007, ma sono ancora molte le questioni spinose aperte. Le sostanze di cui ancora non sono noti gli effetti sulla salute umana sono circa 120 mila, di cui tra 30 e 70 mila già riconosciute a rischio. Greenpace sottolinea la necessità di imporre, dove possibile, la sostituzione delle sostanze tossiche persistenti, con altri ritrovati non a rischio. Nei 5 campioni analizzati da un laboratorio indipendente in Olanda sono stati rilevati ritardanti di fiamma (tra cui difenileteri polibromurati di 11 diversi tipi), ftalati (di 3 diversi tipi) e muschi artificiali, come xilene e chetone.
Le concentrazioni riscontrate sono paragonabili a quelle già apparse in altri studi pubblicati a livello internazionale. Secondo il dottor Giuseppe Latini, direttore dell'unità operativa neonatologia dell'ospedale Perrino di Brindisi, si tratta di un dato «molto preoccupante».