MILANO - Nessuna reazione da parte del ministero dell'Istruzione e dell'Ufficio scolastico regionale della Lombardia, condannati dal tribunale di Milano il 10 gennaio scorso in seguito al dimezzamento delle ore di sostegno per ragazzi con disabilità in tre scuole milanesi.  "Fin ora non abbiamo avuto risposte o segnali", spiega Giovanni Merlo, direttore della Lega per i diritti della persone con disabilità A novembre 2010, Ledha aveva sostenuto il ricorso delle 17 famiglie di ragazzi con disabilità, e mercoledì 26 gennaio ha spedito una lettera al ministro Gelmini e al direttore dell'Ufficio scolastico della Lombardia Giuseppe Colosio "per sapere in che modo vogliano affrontare i problemi sollevati dalla sentenza e richiamare l'attenzione sulla questione". Al di là dei provvedimenti a lungo termine necessari per aumentare le cattedre di sostegno, secondo l'ordinanza del giudice, entro due settimane, le tre scuole milanesi coinvolte dovrebbero ripristinare il numero di ore di sostegno del 2009/10, ma dall'ufficio scolastico tutto tace.

Il tribunale di Milano ha riconosciuto nel taglio delle ore di sostegno un misura discriminatoria, che lede il diritto all'inclusione sociale e scolastica delle persone con disabilità: "Non garantire loro un adeguato numero di ore di sostegno, significa non riconoscere diritti fondamentali. È una cosa grave - commenta Merlo -, che potrebbe anche essere segnalata al tribunale per i diritti umani". Secondo Giovanni Merlo, le cattedre di sostegno mancanti in Lombardia per garantire il rapporto di un insegnante ogni due alunni con disabilità, sono circa 2 mila. Un numero approssimativo, visto che "purtroppo nessuno, nemmeno l'Ufficio scolastico, ha dati precisi sulle ore di sostegno realmente necessarie, perché ogni bambino ha esigenze diverse", spiega il direttore di Ledha. Che continua: "Il problema sono le risorse. Sappiamo che le scuole fanno il possibile, ma se la coperta è corta, qualcuno rimane sempre fuori". (Giulia Genovesi)

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