Il sistema di prelievo fiscale previsto in applicazione della legge 42/2009 è  incerto, confuso ed iniquo. Una proposta centralista calata sulla testa dei cittadini, senza coinvolgere gli Enti Locali.  I conti del Federalismo municipale  non convincono proprio, anzi dimostrano che le amministrazioni locali sono sotto scacco e con loro le politiche sociali ed i cittadini. Le ipotesi di federalismo proposte dal Governo, rischiano di produrre un vuoto nelle casse comunali di circa 2 miliardi di euro nel 2011, con il risultato di allargare ancora di più le disuguaglianze fra zone ricche  e aree svantaggiate del Paese.  I problemi aumentano se si prende in considerazione il periodo a regime del Federalismo fiscale, il 2014, anno infatti nel quale,  i tributi erariali devoluti nel 2011 (eccetto la cedolare secca) dovrebbero in buona parte scomparire ed essere sostituiti dalla nuova Imposta municipale unica, l'Imu (che ha come presupposto il possesso di immobili diversi dall'abitazione principale). Il gettito stimato per questa nuova imposta appare troppo sperequato sul territorio e variabile nel tempo per rappresentare un'adeguata fonte di finanziamento dei comuni. Va considerato, inoltre, che  la devoluzione dei tributi erariali sugli immobili (Imposta di registro, ecc.) è stata congegnata in modo da non consentire ai Comuni di manovrare il gettito di queste entrate in base alle esigenze reali.   

Questa ipotesi di Federalismo fiscale non ha neanche convinto la  stessa Corte dei Conti. Troppe le cose che non vanno. Intanto va sottolineato come le ipotesi governative cambino da un giorno all'altro allo scopo di intercettare in qualche modo il consenso delle parti politiche e di chiudere in fretta, dunque, la partita del Federalismo fiscale; prima che polemiche e scandali travolgano il Governo.  Inoltre si rischia di non poter garantire sul territorio nazionale: il finanziamento delle funzioni fondamentali dei Comuni, nonché l'autonomia impositiva;  l'accesso equo e uniforme dei cittadini alle prestazioni sociali; la copertura della domanda sociale, in forte aumento negli ultimi anni.

Il nuovo modello federalista manca, poi, di  alcuni blocchi portanti: il sistema perequativo delle Regioni, e soprattutto di quello dei comuni; la determinazione dei fabbisogni standard delle funzioni fondamentali degli enti locali; soprattutto, la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni.

Occorre un cambiamento di rotta radicale nella politica centrale. Occorre che il Federalismo fiscale intraprenda il percorso della qualità dei servizi. Occorre individuare adeguati  strumenti  perequativi per salvaguardare un valore fondamentale che è alla base di un  sistema democratico: quello di assicurare i livelli essenziali delle  prestazioni sia sul piano sanitario, sia sul piano  delle  prestazioni sociali.  Solo in tal modo trova concretezza il principio costituzionale di eguaglianza tra cittadini.  L´obiettivo è dunque attuare una quantificazione del fabbisogno economico-finanziario per assicurare i  livelli essenziali delle prestazioni, sia nella sanità, sia nel welfare, così come  in  altri settori, come  la scuola.

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