La crisi economica e finanziaria che il mondo intero sta attraversando - e della quale non si intravedono ancora segnali di ripresa stabili - ci interpella continuamente sulla tenuta del nostro sistema Paese sia in termini di destinazione delle risorse economiche che di coesione sociale.
Caritas Ambrosiana si è sentita da subito coinvolta e interpellata nel dare il proprio contributo per evitare che aumentassero le situazioni di povertà, promuovendo e collaborando alle iniziative diocesane come il Fondo Famiglia-Lavoro voluto dal Cardinale Tettamanzi, così come alle tante iniziative messe in atto a livello territoriale, "dal basso", in pieno spirito di sussidiarietà da parte dei volontari nelle parrocchie.
Non da ultimo ci sentiamo continuamente chiamati dall'invito del Cardinale ad adottare stili di vita più sobri e più solidali. Da tempo stiamo costatando come la crisi economica si è trasformata in una greve crisi sociale che colpisce in particolare le fasce più deboli della popolazione.
Già nel 2009 abbiamo assistito ad un aumento delle richieste di aiuto ai centri di ascolto, in particolare proprio da parte di quelle categorie sociali che negli anni hanno fatto ricorso in modo più marginale ai nostri servizi: gli uomini e gli italiani. Mentre abbiamo constatato che tra gli utenti tradizionali - le donne e gli stranieri - sono cresciute le domande di beni per la mera sopravvivenza. Stiamo, insomma, assistendo ad uno scivolamento verso il basso del tenore di vita di ceti più disagiati, tra i quali ormai compaiono anche famiglie italiane di insegnanti, operai, impiegati.
Questa linea di tendenza, purtroppo, nei primi mesi di quest'anno, non sembra essersi invertita. Anzi i segnali che abbiamo raccolto ci fanno supporre un ulteriore aggravamento. In questo contesto, non possono che preoccuparci alcune scelte inserite nella Legge di Stabilità per l'anno 2011, conseguente della manovra di luglio (legge 122/2010), e approvata proprio in questi giorni.
Dalla lettura del testo i dati ci dicono che la situazione che si verrà a creare sul sistema del welfare potrebbe essere drammatica. I dieci fondi nazionali a carattere sociale sono stati ridotti di tre quarti dal 2008 al 2011.
Ciò significa che ci saranno molte meno risorse per asili nido, assistenza disabili e anziani, prevenzione per i minori, lotta alla povertà, servizio civile. Insomma, proprio mentre i bisogni sociali crescono, le risorse economiche che devono dare una risposta a quelle domande vengono contratte. Ci chiediamo come sarà possibile garantire la continuità dei servizi, le risposte alle persone in difficoltà, i livelli minimi di protezione sociale.
Quali saranno le conseguenze per le Regioni, i Comuni, e soprattutto i cittadini e le famiglie? Forse qualche Regione, come la Lombardia, più ricca o più virtuosa, potrà intervenire in qualche modo limitando i danni, ma certamente non potrà non operare a sua volta tagli o aumentare le tariffe per garantire i servizi. In questo quadro, che renderà più difficile anche per gli enti non profit gestire i servizi in convenzione con la pubblica amministrazione, si sono aggiunti in ultimo anche i tagli ai fondi del 5 per mille destinati al terzo settore.
Ora ci rincuora la notizia che il consiglio dei ministri con il cosiddetto decreto Milleproroghe ha recuperato in parte quelle risorse. Il mondo del no profit garantisce oggi il solo presidio sociale in molti contesti territoriali, spesso difficili, dove emarginazione e devianza si sommano in cocktail esplosivi pronti ad incendiarsi. Fino ad oggi, questi presidi hanno spesso impedito che il disagio sociale esplodesse in violenza conclamata. Questa rete di solidarietà va salvaguardata e implementata nell'interesse della vivibilità delle tante periferie che compongono quella città infinita che è diventata Milano.
Occorre il coraggio di una politica, in un tempo di risorse ridotte, capace di mettere in atto scelte di priorità tese ad evitare che ci sia un impoverimento crescente di molte famiglie e ad offrire tutele a chi è in povertà. A conclusione dell'Anno Europeo della lotta contro la povertà, auspichiamo che l'impegno a combattere la grave emarginazione entri a far parte in modo stabile dell'agenda politica del nostro Paese e che sia sconfitta la convinzione secondo cui l'accoglienza dei poveri con tutti i loro volti (immigrati, rom, nuovi poveri, famiglie in crisi, ecc.) possa essere abbandonata alla buona volontà del volontariato e del terzo settore.
Auspichiamo che gli amministratori facciano proprie le parole del cardinale Tettamanzi pronunciate nel discorso alla Città in occasione della festività di Sant'Ambrogio: "aiutare chi sa aiutare, sostenete chi sa sostenere. La scelta e la sfida di una sussidiarietà animata da una vera solidarietà è quanto mai urgente".