ROMA - Consegnati sabato sera a Roma i tre anelli della lode alle famiglie della Comunità di Capodarco che si sono distinte eroicamente nella presa in carico di persone disabili. Cristina Palozzi, Dario Bartoloni e Rita Romagnoli i nomi dei premiati, ciascuno con una storia diversa, tutti accomunati da una stessa passione: dare dignità a quelle persone fragili che sono entrate nella loro vita. Al cuore delle storie l'impeto di persone semplici che, con grande coraggio, hanno deciso di accogliere nel calore familiare quelle persone invisibili a cui è stato negato, per varie ragioni, il diritto ad avere una famiglia. Gli anelli della lode sono stati consegnati da Enrico Mentana, Marco Presta (autore del "Ruggito del Coniglio") e Augusto Battaglia (già deputato e assessore alla Sanità della Regione Lazio), davanti a un pubblico sempre più numeroso e interessato alla manifestazione.
Cristina Palozzi è la sorella più piccola di una ragazza disabile, Fabiola, affetta da un morbo incurabile. Alla morte del padre, Cristina, pur non rinunciando alle vivacità della sua giovinezza, decide di prendersi carico della sorella, di sostenerla nella sua battaglia per l'integrazione e l'autonomia. Vende casa per averne una più grande e potere accogliere in un unico focolare sua madre e sua sorella; cambia lavoro e sceglie il part time per avere più tempo per la famiglia. Dario Bartoloni è un commerciante, zio di Giulio, giovane con una lieve disabilità mentale. Dario sin da ragazzo si divide tra il nipote e la sorella (mamma di Giulio), anch'essa disabile, mantenendo fede alla promessa fatta al padre, in punto di morte, di continuare a prendersi carico di Giulio e di sua madre. Rita Romagnoli è una donna energica, esuberante, impegnata in mille attività in parrocchia, al catechismo e nell'oratorio. Conosce Marco, ragazzo Down, proprio durante uno di quei momenti di aggregazione. Dopo la morte del padre di Marco, Rita, pur non legata da vincoli parentali, decide di prendersi cura di lui come fosse un figlio vero.
Tra gli interventi nel corso della premiazione, quello dell'onorevole Antonio Guidi, delegato alle Politiche dell'handicap del Comune di Roma, che ha sottolineato l'importanza di simili iniziative per tante famiglie alle prese con la disabilità, un vero stimolo a continuare nella lotta per la piena integrazione sociale di persone disabili. "La fase che stiamo attraversando - ha detto Guidi - è foriera di nuove prospettive. Il nostro compito di attori pubblici è quello di cogliere una preziosa quanto delicata occasione di trasformazione dello scenario sociale". Il rischio della modernità è però quello di vedere molte famiglie sole in questa sfida, abbandonate a se stesse, schiacciate dai sacrifici personali, ma anche da quelli indotti dalla "politica che taglia trasversalmente, indiscriminatamente", come ha detto Salvatore Nocera, vice presidente della Fish.
Quella di sabato, come tutte le edizioni precedenti, non è stata solo una festa, ma anche un'occasione per riflettere sul tema del protagonismo familiare e la disabilità. "In questi ultimi tempi, stiamo rischiando di rimanere intrappolati dentro il tecnicismo delle prassi burocratiche, perdendo di vista lo scopo dell'azione sociale - ha detto don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco -. Se nell'accoglienza prevale la pignoleria degli standard, rischiamo di perdere di vista la persona, i suoi bisogni più intimi, la sua emancipazione".