Un segnale forte contro la mafia, un messaggio di speranza e di rinascita del territorio. Con lo slogan "Lavoro - Sviluppo - Costituzione - Libertà - Contro le mafie" sarà Locri a ospitare la manifestazione nazionale dei sindacati confederali per il Primo maggio. Un segnale forte dopo l'omicidio del vice presidente del Consiglio regionale calabrese Francesco Fortugno, la mobilitazione senza precedenti contro la 'ndrangheta. Ma non si tratta di una rivoluzione dal basso circoscritta solo a Locri con il famoso slogan degli studenti "e allora ammazzateci tutti", ma abbraccia numerose esperienze di cittadinanza attiva, di cooperazione sociale e di economia solidale che animano tutta la Calabria.
Per esempio il gruppo Gioventù Operaia Cristiana (GiOC) di Rossano Calabro, in collaborazione con il Centro Servizi all'Imprenditoria Giovanile Arcidiocesi di Rossano - Cariati, organizza la Festa del primo maggio. Emanuela Converso (Coordinamento Gi.O.C. Sud) sottolinea che "le riflessioni inerenti il nostro spaccato di vita lavorativa saranno legate all'inchiesta giovani e consumi "Tutto il Resto" che ha caratterizzato l'impegno durante l'intero anno sociale, in cui si ha avuto la possibilità di incontrare, attraverso la somministrazione del questionario, tanti giovani nei loro contesti di appartenenza: piazze, bar, associazioni, sindacato, centro servizi all'imprenditoria giovanile, parrocchie. Questo progetto si è realizzato attraverso l'impegno dei giovani dell'associazione, giovani e adulti che in forme diverse sostengono l'esperienza della GiOC e alla collaborazione di diversi altri soggetti, in particolare gli Animatori di Comunità del Progetto Policoro. La festa del 1° Maggio rappresenta per noi una tappa intermedia del percorso nazionale dell'inchiesta, in vista di ulteriori approfondimenti e piste di azione. Il 1° Maggio la GiOC di Rossano parteciperà alla manifestazione organizzata a Locri, come segno di solidarietà e condivisione di un progetto comune, che ci porta a stare sempre dalla parte dei giovani lavoratori".
In questo mese trascorso in Calabria sto visitando cooperative, gruppi e comunità che stanno costruendo questo progetto di cambiamento dal basso attraverso il lavoro che rende liberi, l'educazione alla legalità promossa nelle scuole, la cooperazione sociale come pratica quotidiana di lotta all'emarginazione. Penso alla comunità "Progetto Sud" a Lamezia che sta trasformando in un bellissimo centro sociale una palazzina non solo situata nel "regno" dei Torcasio, ma confiscata proprio alla cosca in questione e confinante con un altro edificio abitato dagli ex proprietari, che nel 2003 ha pesantemente minacciato don Giacomo Panizza (da allora scortato), coordinatore della comunità. Penso a Francesco Rigitano e agli educatori del Centro don Milani di Gioiosa Jonica che con il doposcuola tolgono tanta futura manovalanza all'ndrangheta.
Penso a Gianni Novello e la comunità monastica di Santa Maria delle Grazie a Rossano che da 30 anni si ostinano a vivere la teologia della liberazione in Calabria. Penso ai percorsi di integrazione per disabili psichici animati da Mimmo Nasone e la Piccola Opera di Reggio Calabria. Penso ad Anna Capalbo, innamorata della sua terra, che lavora nel progetto "Policoro" (da dieci anni promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana per orientare imprenditorialità giovanile nel sud) per investire nei giovani come risorsa per il territorio. Penso a Emma Leone, infaticabile animatrice di tanti progetti di Libera a Lamezia Terme, espressione di una nuova cittadinanza che abbatte le barriere, che sta facendo germogliare la comunità "Progetto Sud" grazie ai suoi 30 anni di storia. Penso a Rosy de Sensi e le educatrici dell'Associazione "La Strada" stanno svolgendo un percorso di educazione alla legalità nel carcere minorile di Catanzaro. Penso a Pino Rubinetto e gli operatori della cooperativa ""Rossano Solidale" che sta affrontando la sfida del turismo responsabile in Calabria.
Penso a don Giuseppe Demasi, vicario della diocesi di Palmi-Oppido e animatore dell'associazione "il samaritano" che si ostina a credere nella profezia della Chiesa come spazio di coscientizzazione e liberazione. Penso a Vincenzo Linarello e ai giovani del Consorzio GOEL (che aggrega 50 coop. sociali nella locride dove la disoccupazione tocca il 60%) che non si arrende davanti alle intimidazioni ed è in prima linea a fianco del vescovo Giancarlo Brigantini che addirittura ha scomunicato i mafiosi "per la sacralità della vita". Emanuela Converso (Coordinamento Gi.O.C. Sud) evidenzia "che in tutto il Sud sono decine gli atti di intimidazione che intendono colpire le Aziende, le Cooperative che stanno realizzando possibilità lavorative perché i giovani e i disoccupati non siano vittime di clientele o di emigrazione, ma protagonisti del loro futuro, nella loro terra. La ?ndragheta ha colpito recentemente la Cooperativa "Frutti del Sole" (una cooperativa di Locri, partner del consorzio "Valle del Bonamico", nata nell'abito del Progetto Policoro), per dare una lezione criminale all'opera educativa e formativa di gruppi giovanili, associazioni ecclesiali, movimenti impegnati nella creazione di una cultura nuova, di una inversione di tendenza per restituire alla Locride speranza, prospettive dignitose di lavoro e di libertà.
La GiOC ritrova motivazioni sempre più radicate e profonde per continuare la sua missione con i giovani disoccupati, lavoratori, per riscoprire la novità straordinaria del Vangelo del Lavoro e perché "Ogni giovane lavoratore vale più di tutto l'oro del mondo, perché è figlio di Dio!" (J. Cardijn). Vale più anche di tutto lo sporco, illecito e insanguinato oro della ?ndragheta!" La strategia criminale dell'ndrangheta è ben visibile anche nella cronaca di questi ultimi giorni.
Martedì 25 aprile a Locri viene ucciso sull'atrio di casa Giuseppe d'Agostino, cinquantunenne pluripregiudicato e pezzo da novanta della cosca D'agostino di Sant'Ilario. Giovedì 26 aprile i carabinieri arrestano dopo averlo immortalato con telecamera, Carlo Turino, presidente del consorzio per lo sviluppo industriale di Crotone e consigliere comunale An di Crotone mentre riceve una mazzetta di 1.000 euro. Il 28 aprile Michele Raffaele, vice presidente della Confcommercio a Lamezia Terme denuncia di essere minacciato dal racket che lo terrorizza con messaggi tipo "paga il pizzo o ammazziamo i tuoi figli". Contro questa guerra la società civile sta reagendo in tanti modi: penso all'entusiasmo di Enzo, Maria e il loro gruppo scout di Polistena (Rc) che stanno preparando un campo di lavoro nella cooperativa "Valle del Marro", un'impresa sociale dedita all'agricoltura biologica (che produce olio, melanzano e miele su terreni confiscati alla mafia nella Piana di Gioia Tauro e li commercializza attraverso il marchio LIBERA TERRA).
Giacomo Zappia, presidente della "Valle del Marro" sottolinea che "l'utilizzazione a fini sociali di beni confiscati alla mafia ha valenza sia sociale che imprenditoriale. Da una parte sfata il mito dell'intocabbilità della mafia, dall'altro dà la possibilità a giovani che si riuniscono in cooperative di portare avanti progetti imprenditoriali seri e alternativi. Loro distruggono ma noi ricostruiamo!".
di Cristiano Morsolin