Juba/Roma - La gravità di questa epidemia è solo uno dei sintomi dell'ampia crisi medico-umanitaria che sta affrontando la regione, con una profonda mancanza di accesso all'assistenza sanitaria, oltre alla malnutrizione cronica, alle frequenti insorgenze di malattie prevenibili e all'insicurezza che allontana le comunità e consuma vite umane.
Il Kala azar, o leishmaniosi viscerale, è una malattia tropicale dimenticata che si contrae attraverso la puntura di un insetto, vettore del parassita, ed è endemica nel Sud Sudan. I sintomi comprendono l'ingrossamento della milza, febbre, debolezza e debilitazione fisica. Prospera nelle zone povere, remote e instabili con un limitato accesso alle cure mediche.
"Con il Kala azar, salvare le vite è una lotta contro il tempo. Tuttavia è una lotta spesso persa prima ancora che cominci, perché tre quarti della popolazione non ha accesso alle cure mediche di base e il debole sistema sanitario non riesce a far fronte a tali emergenze", dichiara Elin Jones, coordinatore medico di MSF. "Questa epidemia aggrava dunque la già disperata situazione medico-umanitaria in cui vive la popolazionedel Sud Sudan".
Se non curato, il Kala azar è fatale in quasi il 100% dei casi, in un periodo di tempo che va da uno a quattro mesi, ma se presa in tempo, la guarigione è assicurata nel 95% dei casi. Alla fine di novembre, MSF aveva già curato 2.355 persone per la malattia nelle regioni dell'Upper Nile, Unity e Jonglei, un numero di pazienti otto volte superiore a quello registrato nello stesso periodo dello scorso anno.
L'attuale diffusione è stata ulteriormente aggravata dal fatto che il sistema immunitario delle persone era già indebolito per via dei crescenti tassi di malnutrizione di quest'anno. Nei primi dieci mesi del 2010, MSF ha ricoverato nelle proprie cliniche 13.800 persone affette da malnutrizione severa, il 20% in più rispetto al 2009 e il 50% in più rispetto allo stesso periodo del 2008.
A ciò si aggiunge il fatto che decine di migliaia di persone stanno rientrando in Sud Sudan dal Nord Sudan e dall'estero, in tempo per il prossimo referendum di gennaio e di conseguenza saranno esposti a malattie endemiche nel Sud come la malaria, il morbillo, la meningite e la tubercolosi. La loro presenza graverà ancora di più sulle già limitate risorse disponibili, inclusi cibo, acqua e forniture mediche.
Inoltre, l'insicurezza rimane una realtà costante in Sud Sudan. Nel 2010 sono state uccise più di 900 persone e 215.000 persone sono sfollate a causa delle violenze tra tribù rivali, gruppi ribelli come LRA e nuove milizie.
"Mentre il mondo ha gli occhi puntati sulla politica per l'imminente referendum, non bisogna perdere di vista le persone che sprofondano da un'emergenza ad un'altra", dichiara Rob Mulder, capo missione di MSF in Sud Sudan. "Il Sud Sudan rimane immerso in una crisi umanitaria e, dato che ci vorranno anni perché si costituisca un sistema sanitario che funzioni, bisogna rispondere ai bisogni della popolazione per quanto riguarda cibo, riparo e cure mediche. Questo richiederà una forte risposta all'emergenza da parte del governo e dalla comunità internazionale".
MSF fornisce assistenza medico-umanitaria d'emergenza in Sudan dal 1979. Attualmente MSF gestisce 27 progetti in 13 stati del paese, fornendo una vasta gamma di servizi incluse cure mediche di primo e secondo livello, risposta alle emergenze quando si manifestano, supporto nutrizionale, assistenza ostetrica, trattamento per il Kala azar, assistenza psicologica, chirurgia e pediatria.