L'Italia rischia di sperperare 2,2 miliardi di Euro per l'acquisto di crediti esteri di anidride carbonica tra il 2008 e il 2012. E' questo quanto emerge dal nuovo rapporto della ONG londinese Sandbag, lanciato da Legambiente in Italia che conferma la necessità di una forte svolta delle politiche climatiche ed energetiche italiane, soprattutto dopo l'esito incoraggiante della Conferenza di Cancun.

Dal rapporto emerge che la scelta Governo italiano di proteggere le imprese dalle riduzioni dei livelli di emissioni ha conseguenze fortemente negative sullo bilancio dello stato. Per ottemperare, infatti, agli obblighi sottoscritti con il protocollo di Kyoto serviranno,infatti, 1,7 miliardi di euro di denaro pubblico per acquistare crediti nei Paesi in via di sviluppo, in particolare in Cina. Le imprese italiane soggette all'Emission Trading si troveranno inoltre a spendere 500 milioni di euro per trasferire le proprie riduzioni di emissioni all'estero, invece di investire nell'innovazione e nella competitività del sistema industriale nazionale.

Per di più, è probabile che il denaro venga utilizzato per l'acquisto di carbon credits ritenuti alquanto controversi: il Governo italiano dovrà probabilmente acquisire crediti "hot air" da paesi che hanno ricevuto miliardi di crediti Kyoto in eccesso rispetto all'effettivo fabbisogno nazionale. Seguendo il trend attuale, l'87% dei crediti offset acquistati dalle imprese italiane per centrare i limiti dell'Emission Trading sono invece originati da progetti per la distruzione di gas industriali, il cui utilizzo la Commissione europea propone di bandire dal 2013.


"Ancora una volta il governo italiano sta giocando una partita al ribasso invece di investire nel futuro del paese -  dichiara Legambiente in una nota -. Una scelta miope che rischia di premiare solo le imprese meno innovative. Mentre il governo italiano avrebbe bisogno di spendere 1,7 miliardi Euro di denaro pubblico per rientrare nei parametri di Kyoto, 2.5 miliardi di euro di permessi sono stati distribuiti gratuitamente generando guadagni spropositati a favore di compagnie quali il Gruppo Riva, Edipower ed Italcementi".

Secondo Legambiente serve dunque invertire da subito la rotta e avviare un processo di decarbonizzazione delle infrastrutture energetiche, se si vuole evitare di sperperare ulteriori miliardi di euro nell'acquisto di crediti esteri tra il 2013 e il 2020  nella nuova fase dell'Emission Trading europeo. In questo modo sarà anche più agevole per il nostro Paese l'adozione di un target di riduzione di gas serra del 30% entro il 2020 - già esplicitamente supportato in sede europea da Paesi quali il Regno Unito, la Germania, la Francia, la Spagna e la Danimarca - di gran lunga meno oneroso da raggiungere dopo il calo di emissioni a seguito della crisi economica. Una scelta che guarda al futuro dell'Italia e contribuisce a rafforzare la leadership europea nella lotta ai cambiamenti climatici.

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