«E' stato uno spettacolo indecoroso quello offerto dalla politica in queste ore, mentre il Paese continua a dare
segni preoccupanti di sofferenza e di tensione». E' duro il giudizio del presidente delle Acli
Andrea Olivero sulle vicende politiche che hanno portato questa mattina alla fiducia della Camera dei deputati nei confronti del governo.
«Assistiamo increduli all'
avvilimento delle istituzioni democratiche, offese nel decoro da comportamenti volgari, faide personali, denunce di intimidazioni e compravendite di singoli deputati. La disistima da parte dei cittadini rischia di investire tutti, al di la delle responsabilità individuali o delle singole forze politiche. Nessun governo può affrontare le questioni urgenti del Paese con una sfiducia così forte da parte dei cittadini, più forte di qualsiasi opzione politica o ideologica».
«E' evidente a tutti - continua il presidente Olivero - che la maggioranza che pure ha espresso la fiducia non è in grado di governare il Paese.
Nessun governo può reggersi su tre voti, ottenuti tra l'altro in questo modo. Sarebbe responsabile da parte del capo del Governo incassare la vittoria di oggi e
rassegnare le dimissioni nelle mani del Capo dello Stato, perché eserciti tutte le sue prerogative. Il Paese deve affrontare problemi enormi ed urgenti: la crisi economica, la disoccupazione, l'impoverimento delle famiglie, la riforma del welfare. Ma
non c'è modo di proseguire la legislatura senza una maggioranza allargata, a partire dalle forze che hanno vinto le elezioni, che hanno il dovere morale e politico di trovare un accordo, almeno per cambiare lo scempio di questa legge elettorale».
«Quanto stiamo vedendo - conclude il presidente delle Acli - è il
fallimento conclamato di questa legge elettorale, che avrebbe dovuto portare stabilità e chiarezza, ha invece prodotto due crisi di governo in due legislature consecutive. Una legge che non richiede a monte accordi politici seri, ma dichiarazioni di fedeltà e sottomissione a questo o quell'altro leader. Una legge che offende la dignità degli elettori impedendogli di scegliere i propri rappresentanti. Se si andasse al voto ancora una volta con questa legge, troppi sarebbero tentati di non votare».