Il numero di persone morte nel 2010 in Angola in incidenti legati a esplosioni di vecchie mine e residuati bellici è triplicato rispetto all'anno precedente: lo denuncia l'organizzazione non governativa inglese Halo Trust (la prima ong nata specificatamente per le operazioni di sminamento) tra le più attive nel paese. Secondo i vertici della sezione angolana di Halo a causa della drastica diminuzione dei finanziamenti (un calo del 50% solo nel 2008) le azioni di sminamento si sono ridotte e si sono moltiplicati gli incidenti: quelli mortali nel 2010 sono stati 80, a fronte dei 28 dell'anno precedente.

L'organizzazione, che opera in cinque province dell'Angola dal 2002 (da quando cioè è finita la guerra civile durata trent'anni), ha sottolineato come oltre alla crisi finanziaria, e la conseguente riduzione delle sovvenzioni, anche il rapido sviluppo dell'Angola incide sul moltiplicarsi degli incidenti.
Il boom petrolifero che da anni sta trainando la crescita economica dell'Angola, infatti, porta nuove strade e nuove infrastrutture che rendono più facile accedere a zone fino a quel momento isolate.

Questa aumentata mobilità, però, aumenta la possibilità di incappare in zone minate non ancora bonificate. Sul tema, la Cooperazone italiana ha appena concluso un progetto di sminamento umanitario su 130 km di tratto stradale nella provincia di Kuando Kubango tra Dirico e Calai in direzione Cuangar, così da stabilire condizioni di vita accettabili per la popolazione residente.Secondo stime internazionali, l'Angola è, dopo Cambogia e Afghanistan, il terzo paese più minato al mondo, anche se non si conosce l'esatto numero (e l'ubicazione) degli ordigni interrati durante i trent'anni del conflitto.

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