La Commissione Europea ha avviato le pratiche per una procedura d'infrazione contro l'Italia per violazione della Direttiva 79/409/Cee "Uccelli". Lo comunica la Lipu - BirdLife Italia, che sottolinea come nella corposa "costituzione in mora" inviata al Governo italiano lo scorso 10 aprile, primo passo della procedura d'infrazione prevista dall'Unione Europea, l'Italia è accusata di gravi mancanze nell'applicazione della Direttiva comunitaria in tema di salvaguardia degli uccelli selvatici e degli habitat, e inoltre di un regime sbagliato di caccia in deroga che la Commissione europea definisce essere in realtà «un'autorizzazione all'esercizio regolare della caccia a specie protette» e sulle quali la Ue ha aperto di recente un'altra procedura d'infrazione per quanto deciso dalle regioni Veneto e Sardegna.
Nella lettera al Governo, che ora ha tempo due mesi per rispondere alle accuse, la Commissione europea elenca in modo dettagliato le numerose mancanze della legge 157/92, che ha recepito la direttiva "Uccelli": dalle misure necessarie per tutelare le specie di uccelli a quelle per preservare gli habitat, dalla mancanza di un divieto di distruzione dei nidi e delle uova alla mancata comunicazione alla UE dei periodi di attività venatoria durante i periodi di nidificazione delle specie cacciabili.
«La Commissione ha messo nero su bianco quanto ribadiamo da tempo - dichiara Giuliano Tallone, Presidente LIPU-BirdLife Italia - E cioè una violazione continua e palese della Direttiva Uccelli in tema di deroghe e un'insufficiente gestione delle Zone di protezione speciale che costituiscono la premessa indispensabile per la salvaguardia degli uccelli. Invertire la rotta è ora di estrema urgenza per ovviare a una situazione grave che vede l'Italia ancora troppo indietro sulla strada della protezione della natura».
Una lunga parte della lettera firmata dal Commissario Stavros Dimas viene dedicata al regime della caccia in deroga alle specie protette, dove si ribadisce come le Regioni italiane non seguano affatto le indicazioni della Direttiva Uccelli, che prevede l'obbligo di motivare in modo chiaro i motivi che spingono a cacciare in deroga e dove si sottolinea come la deroga sia uno strumento eccezionale e non un'autorizzazione, di fatto, alla caccia tout court a specie protette. Per non parlare della legge 221/02 che, modificando l'attuale normativa sulla caccia, ha introdotto un regime generale di previsione delle deroghe che presenta vari e gravi problemi.
«L'iniziativa della Commissione europea, che oseremmo definire inevitabile - aggiunge Danilo Selvaggi, Responsabile Rapporti Istituzionali LIPU-BirdLife Italia - chiede al Governo e a tutta l'amministrazione pubblica del nostro Paese di cambiare radicalmente marcia, procedendo ad un'applicazione seria e completa della Direttiva Uccelli e facendo uscire l'Italia da quel regime di illegittimità legalizzata che per molti aspetti, sul tema della caccia, è stato una prassi continua. E pensare che solo pochi mesi fa Governo e maggioranza parlamentare tentavano di allargare ulteriormente le maglie della legge italiana. L'Europa ci chiede, norme alla mano, di conservare gli uccelli e la biodiversità. Dunque - conclude Selvaggi - a questo punto si proceda, rapidamente e senza più furbizie o scorciatoie, se si vogliono evitare multe pesanti ed ennesime brutte figure».
«Alcune Regioni e Province - fa eco l'Enpa, Ente nazionale protezione animali - adottano deroghe ben sapendo che saranno annullate. Ma così permettono di fatto la caccia fino all'annullamento della deroga, aggirando la direttiva comunitaria e la legge statale e consentendo di fare stragi di fringuelli e storni a migliaia».