Il taglio del 50 per cento ai finanziamenti ai parchi nazionali (che passarebbe così da 50 a 25 milioni di euro) è la condanna a morte di una delle grandi conquiste ambientali degli ultimi trent'anni. E le associazioni ambientaliste non resteranno con le mani in mano. Italia Nostra, che insieme al WWF e ad altre associazoni ha lottato per un trentannio per l'approvazione della legge quadro sui parchi 394, avvenuta finalmente nel 1991, protesta vivamente contro questi tagli che strangolano l'operatività dei parchi nazionali, trasformandoli in enti inutili. Eppure essi sono i principali presidi della biodiversità e delle bellezze paesistiche. Con le loro foreste costituiscono - insieme ai parchi regionali e alle altre riserve naturali - l'argine principale agli effetti nefasti del cambiamento climatico; essi sono per molti versi gli scrigni dell'agricoltura e del turismo di qualità e una fonte importante di occupazione.
Ai tagli governativi ai parchi nazionali seguono a cascata le difficoltà di sopravvivenza dei parchi regionali, con la riduzione delle disponibilità economiche delle regioni. Non solo, ci sono anche gli interessi della politica locale, come nel caso del paventto smembramento del Parco dello Stelvio, diventato oggetto di scambio per il voto di fiducia al governo. Molto critica anche la situazione dei parchi nazionali nell'Appennino meridionale (Sila, Pollino, Cilento-Vallo di Diano), dove sta avvenenendo una subdola deforestazione per alimentare le centrali a biomasse e per altri usi.
Italia Nostra si unisce così alla voce di Fulco Pratesi che negli scorsi giorni ha proposto una nuova mobilitazione nazionale, come fu quella di molti anni fa dei "funerali dei parchi". "Tutti noi, con camici bianchi e marce funebri, portammo in giro per la Capitale barelle e bare contenenti esemplari imbalsamati di molti animali uccisi dai bracconieri" scrive Pratesi. "La cosa ebbe effetto e qualcuno, nel Governo di allora, si mosse per garantire più fondi ai pochi PN allora esistenti. Non sarebbe il caso, vista la situazione, di immaginare qualcosa di simile? In fondo oggi le forze in campo sono molto più ingenti e il rischio del tracollo molto più imminente".
Perché mobilitarsi per Pompei e non per i nostri parchi, scrive in una lettera-appello Alessandro Rossetti, dell'Associazione "394" del personale delle aree protette. "Dopo il taglio estivo del 50% delle risorse (già in precedenza ridotte al limite della sopravvivenza), lo scorso 9 novembre il ministro Prestigiacomo aveva pubblicamente dichiarato che il taglio era frutto di un errore, annunciando il reintegro di tali risorse da parte del parlamento. Ma così non è stato. Il reintegro approvato alla Camera e all'esame del Senato è inadeguato e, per giunta, assicurerebbe solo la copertura delle spese cosidette ?obbligatorie'. Restano solo 7 milioni per attività strategiche di tutti e 23 i parchi nazionali. Alla fine del 2010 i Parchi si trovano ancora senza alcuna certezza sui finanziamenti per il 2011 che, nella migliore delle ipotesi, potrebbero comunque coprire solo gli stipendi dei dipendenti e pochi altri contratti già in corso".
E così, mentre si fanno strada le ipotesi più fantasionse per tenere in vita i parchi (dai biglietti alle entrate dei parchi alla modifica della legge quadro, a possibili introiti derivanti dallo sfruttamento delle risorse naturali) sidimentica che, come scrive ancora Rossetti: "I Parchi rappresentano sacche di resistenza all'omologazione, allo sviluppismo senza regole e alla privatizzazione dei beni comuni. Quindi anche alle mafie, alle speculazioni come al Circeo e alle discariche di Terzigno. Resistenza fatta da gente che quotidianamente opera nell'ombra tra infinite difficolta. E da uomini come Angelo Vassallo. Discutere di ambiente senza parchi è come discutere di cultura senza teatri, di salute senza ospedali, di istruzione senza scuole. Eppure, nell'Anno internazionale della biodiversità, il sipario continua a calare sui parchi italiani. Nel silenzio".