Amid, Mohammed, e una birra artigianale che conquista il Salone del gusto di Torino. La storia di questi due rifugiati politici afghani si intreccia con quella di Cittareale, un piccolo Comune di montagna della provincia di Rieti. E' proprio qui che i due novelli produttori di birra sono stati accolti.
Il percorso di formazione professionale di Amid e Mohammed è stato realizzato grazie al progetto del Comune di Cittareale, attraverso la cooperativa "Il gabbiano", nell'ambito del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, e li ha portati a conquistare il pubblico del Salone del gusto di Torino, grazie alla produzione della birra artigianale "Alta quota".
Il birrificio che ha prodotto l' "Alta quota" è interamente gestito da Amid e Mohammed, che seguono tutte le fasi della lavorazione, dalla macinazione dei malti fino all'imbottigliamento, utilizzando farro artigianale autoprodotto e acqua incontaminata delle sorgenti della Valle del Velino. Amid e Mohammed sono richiedenti asilo fuggiti dall'Afghanistan, accolti nel Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, finanziato dal Ministero dell'Interno e affidato all'Anci.
"Siamo rimasti sbalorditi - afferma il sindaco di Cittareale, Pierluigi Feliciangeli - dalla capacità di intervento del progetto Sprar sul nostro territorio. In breve tempo ci siamo resi conto che nella nostra realtà il Sistema ha avuto un impatto notevolissimo e positivo, sia dal punto di vista dell'accoglienza che da quello della solidarietà della nostra comunità".
A Cittareale, infatti, "il livello di integrazione delle persone che abbiamo fin qui accolto è stato massimo", afferma il sindaco. Attualmente nel piccolo Comune risiede, oltre ad Amid e Mohammed, una famiglia completamente integrata, i cui componenti hanno trovato lavoro. "Il lavoro è l'unico problema che abbiamo su questo territorio - spiega il sindaco - e infatti due ulteriori famiglie che abbiamo accolto si sono trasferite per questo motivo, dopo essersi comunque integrate perfettamente".
Quindi "nessun problema sociale o di integrazione - ribadisce il sindaco - l'unico problema è il lavoro". E la comunità di Cittareale? Come ha accolto queste persone? "Questo - afferma il sindaco - è l'aspetto più incredibile: l'integrazione dei rifugiati è stata favorita innanzitutto grazie all'accoglienza della nostra comunità: lo vediamo dal rapporto stretto che si instaura subito nelle scuole, tra i figli dei rifugiati e i figli dei nostri concittadini.
Dopo pochi giorni i ragazzi si fanno visita nelle rispettive case, e le mamme mi chiedono di promuovere maggiormente l'arrivo dei rifugiati. Si rendono conto che questo rappresenta un arricchimento anche per i propri figli, che crescono sviluppando una maggiore coscienza del mondo, capiscono che esistono popolazioni costrette a fuggire dalla proprie case, e questo è importantissimo per la loro crescita".
Secondo Flavio Zanonato, sindaco di Padova e vicepresidente dell'Anci con delega all'Immigrazione, "l'esempio del Progetto del Comune di Cittareale rappresenta una delle tante buone prassi diffuse sul territorio nazionale, che il Sistema centrale ha stimolato e valorizzato nel corso dei dieci anni di cui quest'anno si celebra la ricorrenza. Nato per garantire piena tutela e integrazione a tutti i richiedenti e rifugiati, oggi è arrivato a disporre di 8.000 posti di accoglienza, tanti, sebbene ancora non sufficienti".
Per Zanonato "l'esempio di Amid e Mohammed a Cittareale dimostra che i progetti Sprar offrono percorsi di integrazione mirata e sostenibilità dell'impatto per i territori. La rete mira a un modello locale di integrazione, vale a dire un modello che, in sinergia con ministero dell'Interno ed enti attuatori, valorizzi l'ente locale, in quanto istituzione di prossimità al cittadino, in grado di garantire un contatto diretto tra il cittadino straniero e le esigenze e opportunità che offre il territorio, realizzando un proficuo scambio reciproco". (mv)

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