Fino al 12 dicembre inoltre basta inviare un sms al 45506 per sostenere la campagna

"Prendendoti cura del tulipano aiuterai Amnesty International a difendere i diritti umani nel mondo". È questo l'invito di Amnesty International in occasione delle Giornate Amnesty, l'appuntamento nazionale di piazza che permette a tutti di sostenerne concretamente le iniziative. Per accogliere questo invito basta recarsi sabato 11 e domenica 12 dicembre in una delle 150 piazze italiane in cui gli attivisti di Amnesty offriranno, in cambio di un piccolo contributo, un bulbo di tulipano giallo da coltivare.

Le Giornate Amnesty saranno dedicate alla lotta alla mortalità materna: ogni anno, infatti, 350.000 donne muoiono per complicazioni legate alla gravidanza e al parto. Molte di queste morti, drammaticamente diffuse tra le donne che vivono in povertà, possono essere evitate. Per fermare questa tragedia Amnesty International ha lanciato una campagna mondiale per chiedere ai governiche l'assistenza ostetrica d'urgenzasia disponibile per ogni donna, che siano eliminati i costi che ostacolano l'accesso alle cure mediche di base e che sia rispettato e tutelato il diritto delle donne al controllo sulla loro vita sessuale e riproduttiva.

Fino al 12 dicembre 2010 è inoltre possibile sostenere la campagna di Amnesty International "contro la mortalità materna" attraverso il numero 45506 inviando un sms del valore di 2 euro da cellulare privato Tim, Vodafone, Wind, 3 e CoopVoce o chiamando lo stesso numero da rete fissa e donare così 5 o 10 euro da Telecom Italia oppure 5 euro da Infostrada.

Grazie alle donazioni Amnesty International potrà realizzare una serie di interventi in Perù, uno dei paesi con il più alto tasso di mortalità materna di tutta l'America Latina, in Sierra Leone, dove, più che in qualsiasi altra parte del mondo, le donne rischiano di perdere la vita durante il parto, in Burkina Faso, dove ogni anno 2.000 donne muoiono per complicazioni legate alla gravidanza, e nei ricchi Stati Uniti d'America in cui, nonostante la spesa sanitaria sia tra le più alte nel mondo, a morire sono ancora le donne che appartengono a minoranze etniche o a comunità native.

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