La Lila analizza i dati dei centralini: crescono le preoccupazioni delle persone sieropositive su diritti e discriminazioni. Tradotta in italiano la Raccomandazione dell'ILO, International Labour Organization, ONU, su Hiv e mondo del lavoro.
Como, 1 dicembre 2010 Sono passati trent'anni dalla scoperta dell'Hiv e ancora è necessario parlare di diritti. Non è un caso che lo slogan della Conferenza mondiale sull'Aids di Vienna sia stato "Rights here, Rights now" (Diritti qui, Diritti ora) e che lo slogan di questa Giornata mondiale di lotta all'Aids sia "Lights for Rights" (Luce sui diritti). Diritti umani, la cui violazione è una delle principali cause del diffondersi del virus, e diritti delle persone che vivono con l'Hiv, calpestati anche dove dovrebbero essere in teoria garantiti.
La Lega Italiana per la Lotta contro l'Aids come ogni anno ha esaminato le richieste pervenute ai suoi centralini telefonici, che nel corso di quest'anno sono state circa 8.000. La percentuale di richiesta di informazioni riguardanti l'area dei diritti e delle discriminazioni è passata dal 7% del 2007, al 10% nel 2008, al 28% nel 2009, per arrivare al 40% nel 2010.
I diritti sono attualmente il tema maggiormente proposto ai nostri centralini da parte delle persone sieropositive. Con preoccupazioni o denunce che riguardano la privacy, il mondo del lavoro, l'assistenza sanitaria (non solo legata alle terapie per l'Hiv) e altri settori della vita sociale.
Continuano, per esempio, ad essere riportati con frequenza timori da parte dalle persone sieropositive che sono in terapia e che devono frequentemente assentarsi dal posto di lavoro per recarsi in ospedale a prendere i farmaci. Ciò accade perché alcune strutture ospedaliere continuano a non voler fornire la quantità di farmaci necessaria per tre mesi, obbligando le persone con Hiv a recarsi in ospedale ogni mese. E purtroppo capita anche, come in questi giorni a Genova, che l'erogazione dei farmaci non sia garantita, il che costringe le persone a recarsi più volte in ospedale per più giorni. Conseguenza di ciò è la necessità di assentarsi dal luogo di lavoro con frequenza, che si accompagna spesso alla richiesta di spiegazioni da parte del datore di lavoro o dei colleghi.
Il mondo del lavoro è uno dei luoghi strategici in cui e attraverso cui intervenire per ridurre stigma e discriminazioni nei confronti delle persone con Hiv. Perciò la Lila ha deciso di offrire una traduzione italiana della
Raccomandazione emanata quest'anno dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO, International Labour Organization) delle Nazioni unite, che riunisce governi, associazioni imprenditoriali e sindacali.
La Raccomandazione dell'ILO è rivolta ai governi, chiamati ad applicare le disposizioni e a creare ed attuare politiche e programmi nazionali su Hiv/Aids e mondo del lavoro, da integrare nelle politiche e strategie generali su Hiv/Aids, sviluppo e protezione sociale. L'invito è anche a rispettare i diritti fondamentali di tutti i lavoratori, compresi i migranti, fra i quali il diritto di non essere costretti a sottoporsi al test Hiv e a rivelare il proprio stato sierologico. La Raccomandazione dell'ILO si applica a tutti i lavoratori, per qualunque impiego o professione, con ogni genere di contratto, a tutti i settori dell'attività economica, pubblica e privata, e agli appartenenti alle forze armate e di polizia.
La Raccomandazione dell'ILO oltre che ai governi è destinata alle associazioni imprenditoriali e ai sindacati. Chi fosse interessato può consultare il testo nel sito della Lila
www.lila.it a questo indirizzo
http://bit.ly/dEuQah