PARIGI - L'Organizzazione per la crescita e lo sviluppo economico (Ocse) stima che a causa della crisi aumenterà il numero delle persone che stanno beneficando di una pensione di malattia o disabilità, andando oltre al 6% odierno. Per questo l'organizzazione internazionale, che raccoglie 33 paesi democratici economicamente sviluppati, ritiene che debbano essere accelerate le riforme dei sistemi previdenziali di modo da facilitare il ritorno al lavoro di disabili e invalidi. Nel rapporto "Malattia, disabilità e lavoro: superare le barriere" l'Ocse stima che gli assegni di invalidità rappresentino il 10% della spesa pubblica sociale nella maggior parte dei paesi dell'Ocse. Questi sussidi ammontano ad almeno il 2% del Pil, ovvero una somma doppia rispetto a quella assegnata ai sussidi di disoccupazione prima della crisi: risorse che possono pesare eccessivamente sulle casse pubbliche in tempi di austerità finanziaria. Per Angel Gurrìa, segretario generale dell'Ocse, "il mantra deve essere quello di fare dell'occupazione il perno centrale di tutti i regimi di welfare".

Il rapporto rileva inoltre che una volta che le persone ottengono una pensione di invalidità, quasi mai la lasciano per tornare al lavoro. Prima della crisi, nel 2007, si è registrato per la prima volta nei paesi Ocse un numero di persone in età lavorativa beneficianti di prestazioni d'invalidità maggiore rispetto ai beneficiari di sussidi di disoccupazione (30,2 milioni contro 27,9 milioni). I problemi di salute mentale stanno diventando la principale motivazione alla base delle nuove prestazioni di invalidità: un terzo di tutte le domande presentate negli ultimi 15 anni sono dovute a condizioni di salute mentale. Questa percentuale passa al 70% tra le persone di età compresa tra i 20 e i 34 anni.

Il costo sociale è elevato, afferma l'Ocse: nonostante la maggior parte delle persone con disabilità che non lavorano ricevano benefici pubblici, queste hanno molta più probabilità di vivere in povertà. In Australia, Canada, Irlanda, Corea del Sud e Stati Uniti, un disabile su tre è povero. Per invertire la tendenza e lottare contro la povertà, l'Ocse suggerisce di rafforzare gli incentivi finanziari al lavoro: la chiave è riformare il sistema fiscale e previdenziale in modo che i disabili possano lavorare continuando a ricevere certi benefit. Altre misure suggerite dall'organizzazione includono sussidi salariali per le imprese che assumono disabili, come accade nei paesi nordici; l'armonizzazione dei sussidi di disoccupazione e invalidità, per ridurne i costi, evitare il continuo passaggio da un sistema all'altro e permettere ai disabili di essere trattati come il resto della popolazione. Infine l'Ocse suggerisce di convincere i medici dell'importanza di aiutare i malati a ritornare al lavoro velocemente. Viene riportato l'esempio della Svezia, dove sono state fornite ai medici le linee guida sulla durata media delle assenze per malattie frequenti e si è riusciti a ridurre il tempo di assenza dei lavoratori. (Matteo Manzonetto)

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