Il richiamo principale è all'Articolo 2 della Costituzione Italiana: «L'imperativo della solidarietà, è uno dei fondamenti della Costituzione repubblicana e quindi del patto che ci lega come italiani. Mi permetto di ricordare che si usa il termine "inderogabili" doveri di solidarietà.
Ebbene, dal momento che si è parlato anche di quello che stiamo e non stiamo facendo come Paese, come Stato italiano, come istituzioni, dobbiamo dire che, quanto a bilancio dello Stato per l'Africa, stiamo derogando da quegli "inderogabili" doveri di solidarietà. Questi che non sono solo doveri di solidarietà all'interno della nostra società, ma doveri di solidarietà verso il resto del mondo».
Così si è espresso il Presidente della Repubblica «a proposito del fatto che con un tratto di penna si cancellino stanziamenti, impegni per la cooperazione allo sviluppo, per gli aiuti internazionali» e ha proseguito: «La sola risposta che sono in grado di dare è che oramai c'è una grandissima confusione, un buio, un vuoto di riflessione e di confronto su una questione cruciale: quella delle scelte da compiere e delle priorità da osservare nella destinazione delle risorse pubbliche».
Forte l'invito alla più alta mediazione politica: «Io credo che non dobbiamo né non tagliare niente, né tagliare tutto. L'arte della politica, la presa di coscienza e l'assunzione di responsabilità da parte dei poteri pubblici consiste proprio nel fare delle scelte, nello stabilire delle priorità, nel dire "no, a questo non possiamo rinunciare, non possiamo derogare", mentre ad altro possiamo rinunciare, possiamo apportare tagli. Ecco, io sento la necessità forte che si superi questo vuoto di riflessione e di confronto su una questione così cruciale».
Serve un rinnovato impegno per un patto di solidarietà con l'Africa: «D'altronde, non si parla forse, di tanto in tanto, sporadicamente, della necessità di provvedere allo sviluppo dell'Africa, provvedere allo sviluppo di Paesi dai quali vengono verso l'Europa schiere di immigrati, cercando in qualche modo una condizione di lavoro più umana o una qualsiasi possibilità di lavoro e di sostegno? Allora sì, in quei casi ne parliamo, ma quali conseguenze ne traiamo? Conseguenze assai labili, deboli; eppure, l'avanzamento economico, sociale e civile dell'Africa e dei Paesi più poveri rappresenta anche un interesse fondamentale di lungo periodo dell'Europa e dei Paesi che si sono finora considerati i più sviluppati».
L'invito è rivolto a tutti: «Quindi, se si vuole fare una politica che non è "a fondo perduto", ma una politica in grado di raggiungere degli obbiettivi e dei risultati per l'Africa, la si può fare oggi: bisogna crederci, e bisogna lottare perché questa politica prenda corpo, perché decolli».