L'alluvione in Veneto di questi giorni testimonia, una volta di più, che il nostro Paese deve cambiare rotta nel governo del territorio. Tra le molte cose da fare, una è certo prioritaria: limitare il consumo di suolo (nel nostro Paese ogni giorno si cementificano, in media, settanta ettari di terreno) e praticarne un uso sostenibile. Anche perché la dispersione delle città e l'intensificazione delle pratiche agricole determinano un consumo e uno spreco di territorio ben più ampi, come dimostra la profonda alterazione del ciclo delle acque, oltre che degli equilibri ecologici.
Serve un grande progetto strategico - nazionale, condiviso, pluriennale e praticato a livello locale - per mettere in sicurezza il territorio italiano: riattivando una manutenzione ordinaria, capillare, che crei opportunità di lavoro e valorizzi il nostro bene più prezioso, anche sul piano economico. Per troppo tempo le regole, anche quelle più semplici ed efficaci, sono state considerate un freno allo sviluppo. Negli ultimi anni, poi, i comuni sono stati abbandonati a se stessi, quasi senza risorse che non fossero quelle ricavate dalla svendita del loro territorio.
Bisogna invertire la rotta: ricostruendo le città a partire dagli ambiti non più funzionali, riordinando il sistema della mobilità, potenziando le reti immateriali, assicurando servizi adeguati per le aree più svantaggiate, e molto altro ancora. Questo programma ha dei costi. Tuttavia, come dimostrano il recente rapporto del Consiglio Nazionale dei Geologi, e i dati della Protezione Civile e del Ministero dell'Ambiente, la prevenzione costa molto meno - nel lungo periodo - della gestione delle emergenze. Non solo: molti attori possono partecipare a questo programma, dai singoli cittadini alle imprese, purché venga loro assicurato un quadro normativo stabile e avanzato, come quello presente negli altri Paesi europei.
Da questo punto di vista, limitare l'uso degli oneri per coprire la spesa corrente, mantenere gli sgravi del 55% per la riqualificazione energetica degli edifici, incentivare il recupero dell'esistente con una fiscalità di vantaggio rappresentano - nelle condizioni attuali di crisi della finanza pubblica - i requisiti minimi attorno ai quali ricostruire l'equilibrio territoriale che l'Italia ha ormai perso.
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