L'alcol peggio dell'eroina. Uno choc da cui è difficile riprendersi, ma lo è ancora di più resistere alla tentazione di sbatterlo in prima pagina, sapendo di avere in mano una vera e propria bomba ad orologeria. Le vittime in questo caso sono le migliaia di persone che al risveglio si sono sentite dare del tossicodipendente. Sì, perché se l'alcol è peggio dell'eroina o del crack vuol dire che chi lo consuma abitualmente è a conti fatti un tossicomane, pericoloso per sé e per gli altri.
"Apprendere dai media che i due bicchieri di vino o la birretta che uno si concede serenamente in famiglia o con gli amici gli costeranno una dipendenza che pagherà e farà pagare a caro prezzo non è certo una bella notizia- commenta Giovanni de Gaetano, direttore dei Laboratori di ricerca dell'Università Cattolica di Campobasso -
Ma purtroppo è in questi termini che l'opinione di David Nutt sta arrivando nelle case della gente e sulle scrivanie degli addetti ai lavori. La classificazione delle sostanze "pericolose" è stata fatta tenendo conto soltanto dei danni potenziali derivanti da ogni sostanza. E' come se classificassimo i farmaci antitumorali solo sulla base dei loro effetti collaterali, senza tener conto dei loro effetti benefici. E' da notare poi - aggiunge de Gaetano - che lo scopo dichiarato dell'esercizio di Nutt e colleghi è stato quello di valutare i danni causati dal cattivo uso (misuse) di sostanze farmacologiche (drugs). In medicina le valutazioni si fanno sempre sul rapporto benefici/rischi, mai sugli uni o gli altri separatamente". Il controverso neuropsicofarmacologo inglese parla senza filtri e probabilmente senza preoccuparsi troppo delle conseguenze delle sue affermazioni. Il suo, nonostante sia stato ospitato sulle gloriose colonne di The Lancet, non è propriamente uno studio scientifico sugli effetti dell'alcol, bensì un rimpasto sociologico di informazioni. In pratica, l'ex esponente della commissione scientifica indipendente sulle droghe ha attribuito un punteggio a ciascun elemento potenzialmente dannoso per la salute e per la società. Nel calderone sono finiti indistintamente, tabacco, droghe di ogni ordine e grado, alcol, acido idrossi-butirrico e funghi. Ma l'alcol di cui parla Nutt è lontano anni luce da quello che la scienza considera un valido aiuto per la salute.
"L'alcolismo è cosa ben diversa dal bere moderatamente un bicchiere di vino ai pasti o sorseggiare una birra in compagnia - dice Fulvio Ursini, professore ordinario di Biochimica dell'Università di Padova - È come dire che bere l'acqua fa male considerando il numero di annegati per poi giungere alla conclusione che l'acqua andrebbe bandita. O analogamente considerare le automobili più pericolose delle armi da fuoco perché causano più decessi. Ignorare, come fa Nutt, il ruolo della dose e la numerosità del campione significa letteralmente "dare i numeri". Stupisce che una seria rivista scientifica abbia offerto le sue pagine a uno studio simile".
Ma il clamore che accompagna lo studio di Nutt ormai da giorni non sembra estraneo ad un assurdo sillogismo. L'alcolismo fa più vittime del colera, quindi eliminiamo gli alcolici. E no, c'è qualcosa che non torna. Nessuno ha mai osato mettere in dubbio il fatto che l'abuso di alcol sia una piaga sociale e sanitaria pesantissima, difficile da estirpare e causa di molti mali, non ultimo la violenza. Ma da qui alla messa al bando dell'alcol in generale ce ne passa. Purtroppo Mr Nutt non considera minimamente la via di mezzo, eppure gli antichi proprio in questo spazio privilegiato tra gli eccessi avevano posto la dimora delle virtù. È vero anche che la stampa ci ha messo su un bel carico da novanta, esasperando fino all' estremo un messaggio che si poteva trattare in maniera più ponderata e con la giusta ragionevolezza. E qui ritorniamo alla tentazione dello scoop. Quello dell'esperto inglese in realtà ha più l'aria di una sommatoria di problemi sociali, piuttosto arbitraria a dire il vero, che per sua fortuna (mediatica) ha trovato in cima alla top ten dei mali del secolo un argomento che da un po' di tempo trova ascolto in contesti non scientifici.
Francesco Orlandi, professore ordinario di Gastroenterologia nell'Università degli Studi di Ancona, riprende una riflessione di Curtis Ellison, professore alla Harvard University di Boston: "Nella nostra società l'uso degli automezzi provoca perdite umane molto superiori all'uso delle armi da fuoco, ma non si può mettere nel piatto della stessa bilancia la vettura di famiglia ed un mitra costruito per uccidere.
Il comitato inglese ha commesso un grossolano errore di metodo, indicato come"floating denominator problem" nella nomenclatura epidemiologica e traducibile nel popolaresco ma efficace "confondere le mele con le pere". Demonizzare l'oggetto è facile ma deviante, ed è socialmente pericoloso perché una considerazione sbagliata getta discredito su dieci raccomandazioni giuste. La promozione della temperanza è la vera sfida per i nostri ragazzi, circondati da continui stimoli a comportamenti compulsivi, dalle calorie alla musica assordante fino all'happy hour e alle notti bianche". "L'alcol, bevuto moderatamente, si è rivelato un ottimo alleato per la salute delle persone, mostrando effetti benefici sul fronte cardiovascolare non solo in termini di prevenzione primaria, ma anche dopo un evento cardiovascolare" spiega ancora de Gaetano. "Ci siamo a lungo interrogati se fosse il caso di suggerire ai colleghi clinici di avvisare i loro pazienti cardiovascolari circa le proprietà benefiche del bere moderato- concludono i tre scienziati italiani - Siamo ancora di questa opinione. Ma a giudicare dai tempi che corrono, rischiamo di finire tra gli spacciatori di droga ".
Per informazioni Campobasso, 11 novembre 2010Marialaura Bonaccio- Unità di Comunicazione scientificaLaboratori di ricerca - Università Cattolica di CampobassoTel. 0874 312275 / redazione@moli-sani.org