Si aprono nuove opportunità per le donne afghane che si avviano ad avere un maggior ruolo nella vita economica del paese. Challiss McDonough, che lavora per il WFP a Kabul, racconta come assistere a tale trasformazione la stia aiutando ad affrontare le difficoltà che incontra, nel suo lavoro, per il solo fatto di essere donna.

Qual è la condizione delle donne in Afghanistan e che cosa vuol dire per te, in quanto donna, lavorare lì?

Beh, gli aggettivi "impegnativa e difficile" descrivono certamente bene la vita di molte, se non della maggior parte delle donne in Afghanistan. È stato molto difficile in passato per le donne ricevere un'istruzione. Ora qualcosa sta cambiando, ma è un cambiamento che avviene più velocemente in alcune zone piuttosto che in altre. Questo è un paese dove la povertà è estrema e molto diffusa, e questo ha un impatto devastante sulla vita delle donne.

Descrivi una giornata tipo di una donna afghana delle comunità rurali.

Le donne che fanno parter delle comunità rurali fanno moltissimi lavori agricoli, oltre ai lavori di casa, e la maggior parte della loro giornata è dedicata a questo. Circa l'80 per cento delle famiglie afghane dipende dall'agricoltura anche se di solito non è la loro unica fonte di reddito. Molti uomini sono costretti a fare anche lavori occasionali e spesso devono spostarsi per trovarli, quindi se ne vanno lasciando alle donne tutte le responsabilità.

E questo che tipo di problemi comporta?

In alcune zone è culturalmente inaccettabile che le donne escano di casa da sole. Quindi, se hanno un'emergenza medica o hanno necessità di andare al mercato e non c'è un loro parente maschio che le possa accompagnare, non riescono a sostenere la famiglia. Se hanno un figlio, a volte può essere lui l'accompagnatore, ma le donne non sposate senza figli hanno molte difficoltà, come le vedove, che sono tante perché questo è un paese che ha attraversato 30 anni di guerra.

Raccontaci del lavoro del WFP in Afghanistan.

La nostra missione principale in Afghanistan è aiutare le persone che si trovano in situazioni di emergenza come catastrofi naturali e  conflitti. Abbiamo anche attività di ricostruzione per aiutare le comunità a diventare meno dipendenti dagli aiuti alimentari. Uno dei miei progetti preferiti consiste nell'insegnare alle donne competenze che possano spendere sul mercato come cucire, mettere cibi in salamoia per venderli. Insomma tutti lavori che consentono di aumentare il reddito delle loro famiglie.

Come reagiscono gli uomini nei confronti delle donne che fanno questi lavori?

Reagiscono bene, le attività sono state progettate per essere culturalmente accettate. Talvolta vi è una qualche resistenza, ma le razioni di cibo che le famiglie ricevono come parte del programma costituiscono per gli uomini un importante incentivo ad acconsentire alla partecipazione delle donne alla formazione. Una volta che cominciano a vedere un ritorno economico, di solito gli uomini sono conquistati dai risultati del programma.

Raccontaci qualcosa di più della tua esperienza di operatrice umanitaria. Cosa significa per te, che sei una donna, lavorare in Afghanistan?

È un'esperienza affascinante. Non ho mai rimpianto nemmeno per un attimo di essere qui. Penso che sia la cosa più importante che abbia fatto sino ad ora. È sicuramente estremamente impegnativa e ci sono un sacco di cose nella vita di tutti i giorni, come fare una passeggiata, che io semplicemente non posso fare.
E come fai ad andare in giro? Chi ti accompagna?

Di solito, se ho bisogno di andare a fare una commissione chiedo ad uno dei miei colleghi maschi di accompagnarmi. Ho un paio di colleghi abbastanza sportivi e a cui non pesa venire al mercato con me quando ho bisogno di comprare dei vestiti o cibo. Credo capiscano che io subisco più restrizioni di loro.

Ti viene in mente qualche storia particolare sulle donne?

Ho incontrato una famiglia che si trovava in grande difficoltà economica e il marito sfogava le sue frustrazioni sulla moglie. Lei era iscritta al programma che ho citato prima e stava imparando a cucire e a fare vestiti per bambini da vendere al mercato locale. Mi disse che suo marito aveva ricominciato a rispettarla non appena aveva visto che era in grado di contribuire al reddito familiare, e che la tensione si era di molto alleviata.

Pensi che storie del genere stiano diventanto più frequenti adesso?

Credo di sì. Ho incontrato molte donne coinvolte nei nostri programmi, che hanno iniziato ad assumere un ruolo sempre più importante nelle loro comunità e hanno cominciato a chiedere di più. Hanno visto che è possibile e ora dicono "dopo vogliamno macchine per cucire e corsi di alfabetizzazione". Questo era del tutto impensabile cinque o dieci anni fa.

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