Peter Transburg ha passato gran parte della sua infanzia nella Repubblica Democratica del Congo con i suoi genitori insegnanti. L'anno scorso, ormai adulto, é tornato nel paese per lavorare con il WFP.

Bunia - Sei anni della mia infanzia li ho passati in un piccolo villaggio in una zona relativamente isolata del Nord Ovest della Repubblica Democratica del Congo (un tempo Zaire) dove i mie genitori erano insegnanti, giunti lì con un gruppo missionario.

La mia esperienza africana mi ha aiutato a capire che ciascuno di noi ha delle responsabilità e deve aiutare chi é cresciuto senza quelle opportunità e quel livello di istruzione che per me erano un fatto scontato. É stata questa la molla che mi ha spinto a diventare un operatore umanitario.

Nell'aprile 2009, 14 anni dopo aver lasciato il paese, sono tornato in Congo come responsabile dei programmi del WFP a Bunia, nella provincia Orientale. Immediatamente i colori, gli odori e le immagini della mia infanzia mi sono tornati alla mente prepotentemente.

Ricordi dell'infanzia
Da bambino, con la mia famiglia vivevo nel villaggio di Tandala, a mille chilometri da dove sono ora, facendo la vita dei bambini congolesi, con i loro giochi e riti. Oggi rivivo molti ricordi della mia infanzia. Rivedo l'acqua che, quando piove, scende a catinelle, l'elettricità, quando arriva é un evento mentre io ho riscoperto la lingua del posto e posso stare tranquillamente dei mesi senza percorrere una strada asfaltata.

Una dura realtà
Tutti questi ricordi non riescono, però, a offuscare la dura realtà di fame e povertà in un paese devastato dalla guerra e che si trova agli ultimi posti per quanto riguarda l'Indice di Sviluppo Umano elaborato dalle Nazioni Unite.

Ora le mie giornate sono interamente dedicate a programmare e concretamente portare assistenza alimentare a unapopolazione che combatte per sopravvivere a violenze, inondazioni, siccità, povertà e HIV. E come un tempo, sono colpito dalla forza e dalla determinazione di queste persone. In qualche modo, sono loro debitore, sento che, grazie alla loro vicinanza, sono cresciuto, umanamente e professionalmente, in questi 16 mesi in Congo come quando, molti anni fa, abitavo questi territori da bambino.

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