Nelle stalle dove si munge il latte per il parmigiano Reggiano quasi un lavoratore su tre è indiano mentre in Abruzzo il 90 per cento dei pastori è macedone, ma i lavoratori extracomunitari sono diventati decisivi nella raccolta delle mele della Val di Non, nella produzione del prosciutto di Parma, della mozzarella di bufala o nella raccolta delle uve destinate al Brunello di Montalcino.
E' quanto afferma la Coldiretti, che ha collaborato alla realizzazione del rapporto annuale sull' immigrazione della Caritas Italiana e della Fondazione Migrantes, nel sottolineare che in agricoltura si rileva la presenza di 95.584 rapporti di lavoro con cittadini extracomunitari.
Le nazionalità maggiormente rappresentate - sottolinea la Coldiretti - sono quella albanese, marocchina, indiana e tunisina che, complessivamente, raggiungono oltre il 50 per cento del totale dei rapporti instaurati. Sono molti i "distretti agricoli" dove i lavoratori immigrati sono una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale come nel caso - aggiunge la Coldiretti - della raccolta delle fragole nel Veronese, della preparazione delle barbatelle in Friuli, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell'uva in Piemonte fino agli allevamenti in Lombardia dove a svolgere l'attività di "bergamini" sono soprattutto gli indiani mentre i macedoni sono coinvolti principalmente nella pastorizia.
I lavoratori stranieri - conclude la Coldiretti - contribuiscono in modo strutturale e determinante all'economia agricola del Paese e rappresentano una componente indispensabile per garantire i primati del Made in Italy alimentare nel mondo su un territorio dove va garantita la legalità per combattere inquietanti fenomeni malavitosi che umiliano gli uomini e il proprio lavoro e gettano una ombra su un settore che ha scelto con decisione la strada dell'attenzione alla sicurezza alimentare e ambientale, al servizio del bene comune.