BOLOGNA - I trend sulla non autosufficienza in Emilia-Romagna parlano di un aumento degli anziani 80 del 220% tra il 1981 e il 2020. Se a questo si aggiunge l'aumento delle disabilità acquisite (incidenti, progressi della medicina ecc.), la ridotta capacità di cura delle famiglie (genitori e figli vivono spesso lontani, gli anziani abitano sempre più da soli) e il calo delle risorse per i servizi rendono la situazione attuale particolarmente difficile. Se ne parlerà al secondo Forum sulla Non Autosufficienza in programma i prossimi 3 e 4 novembre a Bologna dove il Centro per l'adattamento dell'ambiente domestico di Bologna porterà la sua esperienza. "L'obiettivo - spiega Andrea Pancaldi del Dipartimento servizi alle famiglie del Comune di Bologna e della redazione sportelli sociali Crh/Caad - è adattare le case alle esigenze delle persone non autosufficienti e di chi svolge un lavoro di cura".
La rete dei Caad provinciali fa parte di una serie di interventi promossi dalla Regione Emilia-Romagna per favorire la cultura della domiciliarità, dell'accessibilità, dell'autonomia e dell'utilizzo di strumenti di ausilio. "Il Caad offre un servizio di consulenza e informazione e avvia processi di integrazione tra le varie culture professionali e i servizi e le linee di finanziamento - continua Pancaldi - che contribuiscono ad adattare le case alla non autosufficienza o alla disabilità". La collaborazione tra professionisti diversi è fondamentale perché, spiega Pancaldi, "se si deve progettare il bagno nella casa in cui abita una persona con sclerosi multipla, si deve tener conto del fatto che si tratta di una malattia evolutiva: fisioterapista e architetto dovranno lavorare a stretto contatto per evitare di fare un lavoro che nel giro di due anni deve essere rivisto".
Nel 2008 il Caad di Bologna ha erogato 5.726 interventi (+1.407 rispetto al 2007) che hanno riguardato 2.206 persone anziane e con disabilità e 2.090 operatori, familiari e volontari. Dei 2.206 cittadini il 46% erano anziani, il 28% disabili adulti e il 6% disabili minori. Il 48% delle persone che si sono rivolte al Caad erano donne e il 49% erano uomini. Per quanto riguarda la disabilità, la stragrande maggioranza degli accessi (71%) ha riguardato persone con certificato di invalidità civile totale. Nel 58% dei casi sono stati i familiari a rivolgersi al Centro ma si nota una presenza anche di tecnici e funzionari di Enti locali che hanno funzioni di progettazione, realizzazione, controllo e verifica sull'edilizia abitativa (20.5%) e in quantità minore di operatori del settore sanitario (6,9%).
I Caad provinciali fanno riferimento ai Centri regionali di secondo livello di Bologna e di Reggio Emilia. Se, quest'ultimo, si occupa, in particolare, dello sviluppo tecnico e culturale sul tema delle barriere architettoniche, il Centro di Bologna si occupa di sviluppo, conoscenza e adozione di tutto ciò che può fare ausilio. "L'obiettivo - chiarisce Pancaldi - è la progettazione di case accessibili per tutti, anche per i disabili". Oltre a occuparsi di consulenza (su agevolazioni fiscali, eliminazione barriere, fornitura ausili, ortesi e protesi, contributi per l'acquisto di attrezzature) e a effettuare i sopralluoghi nelle abitazioni da adattare, i Centri si occupano di formazione (707 gli interventi nel 2008) a diverse categorie professionali (assistenti sociali, progettisti, architetti, edili, sindacati, studenti, insegnanti). "Per i Centri è importante la comunicazione con i collaboratori e gli interlocutori - conclude Pancaldi - che si esplica attraverso newsletter e mailing list". Il seminario che si svolgerà al Forum sulla Non Autosufficienza del 3-4 novembre a Bologna sarà un modo per raccontare l'esperienza del Caad e fare il punto su ciò che è stato fatto finora. (lp)