Quindicesimo giorno di dharana (sciopero della fame): insieme a Medha Patkar, attivista fondatrice del movimento Narmada Bachao Andolan (Movimento "salvate la Narmada"), anche Jamsing Nargave, Bhagwatibai Jatpuria e tutta l'India. Lo sciopero della fame ad oltranza è stata una scelta sofferta ed estrema dopo che appelli e petizioni per impedire che la principale diga del Sardar Sarovar Project raggiunga l'altezza di 121m sono caduti nel vuoto.
Le autorità continuano ad ignorare qualunque richiesta di dialogo, avanzata sia dagli scioperanti, sia dalle migliaia di persone che, sfollate a causa del titanico progetto, hanno già perso tutto o quasi. Medha Patkar è stata ricoverata, o meglio arrestata, contro la sua volontà il 5 aprile scorso. Nessuna notizia sulle condizioni di salute, le autorità filtrano qualunque informazione possa dar adito a nuove proteste. Con lei anche Jamsinhg Nargave, dell' All India Institute of Medical Science, che continua la protesta accettando di assumere solo succo di limone, come già fece Gandhi.
Medha Patkar è arrivata nella valle della Narmada, tra gli Stati occidentali del Gujarat, Maharastra e Madhya Pradesh, all'inizio degli anni Ottanta come funzionario governativo, con l'incarico di sovrintendere al reinsediamento degli sfollati. Accortasi ben presto dell'inutilità dei progetti governativi e della gravità della situazione, abbonda l'incarico e decide di sostenere le giuste rivendicazioni della popolazione colpita.
Il suo nome è indissolubilmente legato alle tormentate vicende della valle: inizia fondando il Narmada Dharansangh Samiti (Comitato a favore delle persone danneggiate dalle dighe della Narmada), che nel 1989 si fonda con altre associazioni per diventare il Narmada Bachao Andolan. Il Movimento è riuscito a portare le proteste dei contadini e degli Adivasi indiani (i gruppi tribali legalmente riconosciuti e tutelati) sulle pagine dei più importanti quotidiani del pianeta. La Banca Mondiale, fino al 1993 finanziatrice del progetto, ha deciso di ritirare il proprio sostegno economico in seguito ad un'accurata indagine dei costi e benefici sollecitata proprio dal Narmada Bachao Andolan.
Nonostante questo, il progetto non si è fermato: il governo del Gujarat ha stanziato oltre 200 milioni di dollari per coprire il vuoto finanziario lasciato dalla Banca Mondiale, dirottando importanti finanziamenti destinati al welfare e allo sviluppo verso un progetto discutibile e, in ultima analisi, del tutto inutile.
Negli anni trascorsi dal 1993 ad oggi la diga è cresciuta insieme al livello del bacino che ha creato, raggiungendo l'altezza di 110m. Se lo sciopero in corso e le continue proteste non sortiranno gli effetti sperati, la diga raggiungerà l'altezza di121m, con il conseguente aumento del livello dell'acqua. Molti villaggi saranno completamente sommersi, altri sfollati andranno ad unirsi alle migliaia di persone private di ogni mezzo, altri campi verranno costruiti in zone improduttive ed impervie.
Nonostante le promesse, gli stanziamenti a favore delle popolazioni colpite sono assolutamente inadeguati e tutt'altro che certi: nella maggior parte dei casi gli aventi diritto non hanno infatti ricevuto nulla ed i pochi fortunati hanno ottenuto delle terre di pessima qualità, case in colonie inabitabili perché mancanti di infrastrutture e servizi e dove non vi è alcuna possibilità di lavoro per gli abitanti. I legami familiari, importantissimi nella società indiana, vengono recisi assegnando a membri di una stessa famiglia lotti di terreno distanti. Inoltre, le disposizioni per il reinsediamento trovano si scontrano con altre leggi statali che di fatto ne impediscono l'attuazione.
Nel 1961, quando inaugurò i lavori per la costruzione della diga di Nagavam, l'antenata del Sardar Sarovar, il Primo Ministro Jawaharlal Nehru non poteva immaginarsi cosa stava per mettere in moto. Nehru aveva definito le dighe "i templi dell'India moderna", fermamente convinto delle migliorie idriche, economiche e produttive che queste avrebbero apportato. Le dighe, sosteneva, avrebbero fornito acqua ed elettricità, potenziando l'apparato agricolo ed industriale indiano ed elargendo grandi vantaggi a tutta la popolazione. L'India di Nehru era appena uscita dal tormentato processo di liberazione dalla dominazione coloniale britannica, era un neo-Stato che voleva crescere ed intraprendere la strada della modernità tutta macchine ed acciaio.
Da Nehru ad oggi i tempi sono radicalmente cambiati: l'India scopre una nuova sensibilità ambientale, umana e politica, si organizza e si mobilita per far valere nuovi diritti e per denunciare antichi abusi. Puntellare il paesaggio del Madhya Pradesh con colossali ed inutili dighe può far gola a quei pochi indiani interessati ad attirare nel Paese ingenti capitali stranieri o direttamente coinvolti nelle lucrative attività di costruzione, ma a pagare i costi di questa follia tutta contemporanea è la maggioranza della popolazione, sono gli abitanti della Valle della Narmada.
di Maria Luisa Sangalli, Economic and Political Weekly - India.