ROMA -  Si chiama "Fattore famiglia" e promette di essere uno dei protagonisti indiscussi del dibattito su un nuovo modello di fisco "amico della famiglia": diretto discendente del "Quoziente familiare", brilla per saperne evitare alcuni dei maggiori difetti (ad iniziare da quello di favorire i redditi più alti) e mira apertamente a soppiantarlo nelle discussioni sulla sua reale applicabilità nel sistema fiscale italiano. Il "Fattore famiglia" è l'ultima proposta avanzata al mondo della politica dal Forum delle associazioni familiari, il network che raccoglie una cinquantina di organizzazioni del mondo cattolico: nella sostanza non è altro che un coefficiente che tiene conto del numero delle persone a carico e della situazione oggettiva della famiglia e che, moltiplicato per il reddito familiare, aiuta ad individuare una "no tax area", cioè quella quota del reddito familiare sul quale la pressione fiscale sarà pari allo zero. Neppure un euro pagato al fisco, insomma, per quella parte di reddito che coincide con le necessità primarie dei componenti il nucleo familiare: quota che, va da sé, sarà tanto più alta quanto maggiore sarà il numero delle persone a carico (figli, coniuge, eventuali altri familiari) e quanto più diffuse saranno situazioni di disagio e di bisogno quali la disabilità, la non autosufficienza, la monogenitorialità, la vedovanza, e così via.

Il principio di fondo è quello di individuare un'area non tassabile proporzionale alle necessità basilari della famiglia, necessità che "non possono costituire - afferma il Forum - capacità contributiva e che quindi non possono essere tassate". Superata tale soglia, si applicano la aliquote progressive normalmente previste, che scattano ai livelli predefiniti, uguali per tutti. Ma come si determina tale limite? La base di calcolo è il costo del mantenimento della persona singola, inteso come quel reddito utile a soddisfare i bisogni primari della persona: tale costo (che andrà definito e che potrà coincidere, ad esempio, con la soglia di povertà definita dall'Istat) viene moltiplicato per un coefficiente, appunto il fattore famiglia propriamente detto, che tiene conto dell'insieme delle situazioni familiari (numero di figli, componenti non autosufficienti, ecc.). Il coefficiente, nella proposta del Forum (che deriva, con alcune modifiche migliorative, dall'attuale scala utilizzata per l'Isee), è pari a 1 in presenza di un componente, a 1,6 in presenza di due componenti, a 2,20 in caso di tre persone, a 2,80 per quattro componenti, a 3,60 per cinque componenti, a 4,40 per sei componenti, a 5,20 per sette componenti, a 6,00 in caso di otto persone. In presenza poi di situazioni particolari il coefficiente risulterà aumentato ( il Forum propone ad esempio un +0,4 in caso di monogenitore, un +1,2 in caso di invalidà totale, un +1 in caso di vedovanza) e la famiglia ne avrà un ulteriore vantaggio fiscale. Il risultato finale della moltiplicazione coinciderà con la "no tax area". Se, ad esempio, si considera una base di 7.000 euro come fabbisogno personale basilare (attualmente la soglia di povertà Istat è fissata a 7.200 euro) e se ipotizziamo l'assenza di qualsivoglia situazione particolare, l'area non tassabile sarà pari a 7.000 euro in presenza di un componente, a 11.200 euro per una famiglia con due componenti, a 15.400 euro per tre componenti, a 19.600 euro per quattro, a 25.200 euro per cinque, a 30.800 euro per sei, a 36.400 euro per sette, a 42 mila euro per otto. Su queste cifre non si pagheranno imposte, sull'eccedente invece si, secondo i normali scaglioni di reddito.

Nella proposta del Forum la "no tax area" può essere applicata da entrambi i coniugi dichiaranti con il peso dei figli a carico distribuito tra i due. Così pure per gli elementi aggiuntivi quali la disabilità, situazioni lavorative particolari, compiti di cura verso anziani anche non conviventi, eventuali differenziazioni tra lavoro dipendente ed autonomo, scarico di fatturazioni "scaricabili" quali medicinali ed altri generi di prima necessità, e così via.  Nel caso in cui l'area di reddito non tassabile risulti superiore al reddito percepito, la parte eccedente viene tassata in modo negativo applicando la prima aliquota e tale somma può diventare per la famiglia un credito di imposta nei confronti dell'Erario, o anche essere da quest'ultimo elargita come assegno. (Stefano Caredda)

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